La libertà di stampa è un diritto. Tuteliamolo
In occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa, una studentessa ripercorre le tappe della stampa e ne mette in rilievo l'importanza
Il 3 maggio ricorre la Giornata Mondiale per la Libertà di Stampa. Proclamata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1991, ha lo scopo di “difendere i media dagli attacchi alla loro indipendenza e rendere omaggio ai giornalisti che hanno perso la vita nell’esercizio della loro professione”.
In Italia la libertà di espressione dovrebbe essere tutelata dall’articolo 21 della Costituzione (“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”); ma nel resto del mondo non si può affermare altrettanto.
I Paesi africani, per esempio, sono agli ultimi posti anche per quanto riguarda lo sviluppo di principi fondamentali per la libertà di stampa (fonte: RSF), e negli ultimi anni non hanno fatto che manifestare peggioramenti, seguiti a breve distanza dalle zone arabe, in cui la censura è ormai diventata uno stile di vita.
Quando accadde che l’onda delle notizie e delle idee si alzò tanto da inondare il controllo sociale e la pretesa di rigoroso ordine morale?
A tutti gli effetti, il processo iniziò nel lontano diciassettesimo secolo, epoca in cui decine e decine di Coffee Houses vennero aperte nei centri delle maggiori città europee, da Vienna a Parigi, da Londra a Brema, e in cui il caffè dominò come novità dal profumo amaro di un lontano Oriente ancora da scoprire.
Nelle caffetterie gli uomini si incontravano per fumare la pipa, gustare la nuova bevanda e discutere di politica. La disorganizzazione del sistema postale e il giornalismo ancora agli esordi venivano sostituiti da giovani runners incaricati di sfrecciare da una Coffee House all’altra strillando gli eventi più importanti del giorno. Manifesti audaci con satire ed annunci coprivano le pareti dei locali: i discorsi si fanno sempre più vivaci, la parlantina più sciolta, maturano le idee e si annullano i freni, che fino a poco tempo prima sono stati alla base del vivere sociale.
Le Coffee Houses nel 2013 sono le testate online e i blog: la circolazione delle idee è rapida e dispersiva, i commenti sono motivati (e motivanti) e il desiderio più grande è quello di non essere esclusi dal vortice di avvenimenti che riempie le nostre “caffetterie digitali”.
Potremmo mai rinunciare a questa realtà?
La libertà di stampa è un diritto dell’uomo. Il giornalismo in Italia viene definito il “quarto potere”, per l’immensa influenza che opera sull’opinione pubblica. La possibilità di esprimersi e relazionarsi con il mondo non deve rimanere un privilegio di pochi ancora per molto. Tuteliamola e diventiamone consapevoli, per rendere l’accesso ai centri di conoscenza ugualmente facile per tutti.
Alessandra Forte
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