Il partigiano Chiesa: “Che vergogna”
L'Anpi contesta la decisione del consiglio comunale di Varese
Nella valutazione su una azione di Governo, a qualsiasi livello compiuta, devono valere
tanto i risultati conseguiti nel proprio campo di azione quanto gli orientamenti manifestati
sui grandi temi della vita democratica che si pongono alla pubblica attenzione.
Ciò che si è verificato a Varese, soprattutto a seguito della presentazione di una mozione
ad opera del Consigliere Luca Conte per la cancellazione della cittadinanza onoraria
concessa a Mussolini nel 1924 è, a dir poco, sorprendente e inqualificabile. Vi sono
stati ripetuti pronunciamenti dei cittadini e di Associazioni Democratiche e Antifasciste
decisamente favorevoli a questa cancellazione ma il Consiglio Comunale, nella seduta
di giovedì 6 giugno, a maggioranza, ha deciso diversamente. Le argomentazioni addotte
a motivazione di tale decisione sono state diverse e tutte da respingere in modo fermo
poiché segno di ignoranza, incoerenza e, soprattutto, di malcelata rivalsa reazionaria.
Segno di ignoranza è affermare che si deve mantenere il riconoscimento perché
nemmeno le vecchie Amministrazioni, iniziando dalla giunta del Comitato di Liberazione
del 1945, vi hanno provveduto, quasi a segnalare un loro accordo con la concessione
della onorificenza. E’ il modo solito di addossare responsabilità a chi ci ha preceduto nel
tempo. Vadano costoro a vedere la prima deliberazione della Giunta del 26 aprile 1945.
Dopo la approvazione di un proclama ai cittadini sulla riconquistata libertà la Giunta ha,
con unanime voto, deciso:
1 – “Di sopprimere tutte le denominazioni delle vie e piazze che ricordano il cessato
regime fascista sostituendole con quelle seguenti” ancora oggi in vigore (Corso
Repubblica in Corso Giacomo Matteotti – Via Italo Balbo in Via Walter Marcobi – ecc.)
2 – Di revocare la sospensione cautelativa inflitta al Capo Ufficio Anagrafe, sig. Marrone
Calogero, arrestato, deportato e deceduto a Dachau.
Si può non essere d’accordo ma nella seduta del 9 giugno 1945 la Giunta, sempre con
voto unanime, ha deciso di “Affidare l’incarico della scalpellatura del fascio littorio sui
chiusini stradali… con una spesa di 22.000 lire” individuando il relativo capitolo di spesa.
Da quanto sopra si deduce con estrema chiarezza che gli amministratori di allora,
designati dai cinque partiti del Comitato di Liberazione, compreso il Partito Liberale, non
erano a conoscenza della concessione della Cittadinanza Onoraria poiché, ovviamente,
vi avrebbero provveduto. Oggi, grazie al consigliere Conte, si conosce la avvenuta
concessione ed è doveroso porvi rimedio. A meno che….
Alcuni Consiglieri Comunali, tentando di giustificare il loro orientamento contrario alla
cancellazione, hanno anche detto che vi sono ben più gravi problemi oggi a cui pensare.
Forse non avevano gravi problemi da affrontare gli stessi amministratori di oggi quando
due anni or sono decisero di dedicare uno spazio verde cittadino al nome del gerarca
fascista repubblichino Giovanni Gentile. Non è la stessa maggioranza che non molti mesi
fa, nel rendere gli obbligati onori a Calogero Marrone, nella targa che ne ricorda il sacrificio
esposta nello spazio dedicato al suo nome, omette di dire che Marrone è stato ucciso in
un campo di sterminio nazista?
Gli amministratori si giudicano per come risolvono i problemi di loro competenza,
ma anche quando e come compiono gesti, prendono posizione sui grandi temi della
democrazia e della libertà che devono essere salvaguardati. Di questi tempi, invece, alle
sentite e ripetute affermazioni di fedeltà nella difesa della democrazia si evita di compiere
un gesto, simbolico certamente, ma indicatore di chiaro impegno nella difesa dei valori
della democrazia che in Italia, è bene non dimenticarlo mai, nasce solo con la sconfitta del
regime fascista di cui Mussolini era il capo. Siamo stufi di roboanti affermazioni di impegno
democratico, come avviene a volte anche durante le manifestazioni resistenziali, alle
quali fa poi seguito, come nel caso in oggetto, un nuovo riconoscimento della cittadinanza
onoraria al capo del fascismo.
Si decide di non fare verità sulla figura di un personaggio che nel 1924, mentre
otteneva questa onorificenza dalla maggioranza fascista al Comune di Varese, aveva
approvato l’assassinio di Giacomo Matteotti, affermando a chiare lettere in un discorso
al Parlamento: “Se il fascismo è stato una associazione a delinquere, io sono il capo di
questa associazione a delinquere”. Aveva superato la crisi successiva al delitto Matteotti
a causa dell’insipienza di tanti e poteva aggiungere minaccioso il 3 gennaio 1925 “Voi
state certi che nelle quarantotto ore successive a questo mio discorso, la situazione sarà
chiarita su tutta la linea”.
La minaccia si è avverata e per 20 anni gli italiani hanno perso la libertà, riconquistata nel
1945 solamente con la lotta di Resistenza e la vittoria degli eserciti alleati.
Oggi, dopo 69 anni, la maggioranza del Consiglio Comunale di Varese non ha provato
vergogna a rinnovare, questo per noi partigiani il vero significato del voto, l’onorificenza
della città di Varese al dittatore fascista, così come 99 anni or sono fecero i fascisti
varesini.
Angelo CHIESA
Partigiano – Presidente del Comitato Provinciale ANPI
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