Ladri collezionisti rubano una moto d’epoca

Una Guzzi del 1943 blu, era in uso alla "milizia della strada" in epoca fascista. Le modalità dell'azione fanno pensare a una banda ben organizzata

Giallo a Cantello, dove il 13 settembre è stato commesso un furto su commissione molto particolare. Una Moto Guzzi del 1943 è stata rubata da una casa del paese. I ladri sono entrati dalla rete di una proprietà confinante. Hanno caricato la due ruote e sono scappati senza essere visti da nessuno. La moto tuttavia era dentro una sala da pranzo di una casa della famiglia del proprietario, abitazione che attualmente è vuota. In sostanza, era ben nascosta, eppure qualcuno sapeva alla perfezione dove si trovasse.

Quella moto ha una storia particolare. Il proprietario è un ingegnere milanese, Leo Finzi: «Me la regalò un collega che avevo conosciuto negli Stati Uniti, dove ho lavorato per alcuni tra il 1995 e il 1998. Mi parlava sempre di quella moto e aveva il desiderio che, una volta tornato in Italia, la prendessi per ristrutturarla. Nel 2002 la portammo a Cantello, dopo averla prelevata in una cascina agricola in Piemonte». (nella foto il trasporto della moto d’epoca
Le caratteristiche della motocicletta sono quelle del collezionismo puro, la moto potrebbe valore dai 15mila ai 30mila euro una volta ristrutturata, ma il restauro non è stata ancora realizzato. Più che per il valore, potrebbe essere stata presa perché è una rarità : «E’ una Guzzi 500 Gtv che fu usata dalla “milizia della strada” ovvero il progenitore della polizia stradale, in epoca fascista – racconta il proprietario – anche il colore è assolutamente particolare, bianco e blu, e senza cromature perché in epoca fascista c’era l’autarchia e non si cromavano veicoli civili».
Dove sarà finita la moto? I proprietari hanno fatto denuncia ai carabinieri di Viggiù. I ladri si sono preoccupati di racimolare i pezzi, rimontarne alcuni e hanno ignorato qualsiasi altra cosa. ll "lavoro" è stato pianificato in modo professionale: è stata tagliata la rete per entrare in casa passando da un’altra casa in costruzione (i lavori erano fermi proprio quella settimana perché i proprietari erano via), ma dopo il furto la rete è stata riattaccata per ritardare la scoperta del buco. Per portarla via è stato usato un carrello del cantiere, ritrovato due giorni dopo nella cava di Viggiù. «Il mio appello è questo – osserva Leo Sisti – la moto ha numeri di serie, c’è la denuncia e anche la casa costruttrice è stata avvisata. Se a qualcuno venisse offerta in vendita andrebbe incontro al reato di incauto acquisto o ricettazione. Se qualche collezionista avesse notizie della nostra moto, chiediamo che si faccia sentire». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Settembre 2013
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