Animali maltrattati e abbandono di rifiuti, Dog’s Ground a processo
Si sono chiuse le indagini sul canile più volte al centro di contestazioni per la presenza di animali esotici. Il magistrato ha citato direttamente a giudizio il proprietario
Lorenzo Fabris, proprietario del Dog’s Ground di Somma Lombardo, è stato citato a giudizio dal sostituto procuratore di Busto Arsizio Eugenio Fusco per i reati di maltrattamento di animali con l’aggravante della crudeltà e abbandono in modo incontrollato di rifiuti. L’indagine, iniziata nel 2010, si è conclusa nelle settimane scorse ed è stata condotta dall’aliquota ambientale della Procura bustocca insieme al servizio interprovinciale tutela animali. Tutto ebbe inizio dallo scoop di Striscia la Notizia che denunciò nel 2009 la presenza di alcune tigri all’interno della struttura sommese, tenute in condizioni non compatibili con la loro natura. Dopo quell’episodio proseguirono una serie di accertamenti in via Giusti 80 che hanno portato a scoprire maltrattamenti nei confronti dei numerosi animali presenti all’interno, con gravi sofferenze per loro.
Cani, gatti ma anche animali esotici sono stati trovati in condizione di salute pessime a causa delle gabbie non adatte, alla mancanza delle più elementari norme di igiene in merito agli escrementi e all’alimentazione. Numerosi cani e gatti (Dog’s Ground fornisce anche il servizio di canile di zona) sono stati trovati in box bui, umidi, scivolosi e freddi con le immaginabili conseguenze per le povere bestiole. Gli investigatori hanno trovato sette pappagalli in gabbie non idonee e senza nè cibo e nè acqua, spiumati dallo stress. I 12 procioni presenti, denunciati ma detenuti illegalmente perchè non autorizzati, erano tutti in una angusta gabbia esposti al sole e privi di acqua. I sette gufi reali, una poiana e un barbagianni erano detenuti anch’essi in gabbie spoglie, senza arricchimenti ambientali e sotto la luce del sole. Come nutrimento veniva dato loro cibo avariato con carne e frattaglie in pessimo stato di conservazione e fortemente maleodoranti.
A stupire ancor di più gli inquirenti è la situazione che hanno riscontrato nel retro del canile, in una zona boschiva dove erano stati interrati scheletri di animali, notevoli quantità di rifiuti ingombranti e pericolosi (pneumatici, batterie, latte di metallo, una caldaietta, un’auto abbandonata, cucce e gabbie vecchie e arrugginite) noncurante del fatto che quell’area fa parte del Parco del Ticino e in quanto tale sottoposta a vincoli. Ma – secondo l’accusa – Fabris avrebbe anche scaricato sul suolo reflui industriali derivanti dalla pulizia delle gabbie e quindi urine e feci miste a prodotti per la pulizia come la candeggina. Due le aree particolarmente interessate da questi scarichi che coprono in tutto circa 40 metri quadri di terreno.
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