Farioli pensa ad un nuovo colpo di reni per l’Immacolata
Innesti in giunta, un nuovo documento programmatico per affrontare l'ultimo periodo del mandato e risolvere il nodo delle partecipate tenendo insieme le due anime del defunto Pdl
Che il sindaco di Busto Arsizio Gigi Farioli fosse un fervente cattolico lo si sapeva. In pochi, dunque, si stupiranno se l’annuncio della nuova giunta e delle nuove linee guida dell’amministrazione dovesse arrivare per l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, come fu scelto il 15 agosto per il famoso "documento di Ferragosto". Questa volta, però, si tratterà di un valzer di nomi e posti, più che di un documento programmatico, mutamenti che si rendono necessari all’indomani della scissione nel Pdl tra Forza Italia e Nuovo Centro Destra o, per dirla in salsa varesotta, tra Agorà e Liberamente Politica. In consiglio comunale a farla da padrone sono, a partire dal sindaco, i forzisti (il capogruppo Franco Castiglioni, Paolo Cicero, Alessandro Chiesa, Alberto Riva, Mario Cislaghi, Enrico Salomi), con il solo Paolo Genoni a fare da contraltare alfaniano mentre Checco Lattuada resta fuori da entrambe le formazioni. In giunta il sindaco ha pensato all’ormai ex-coordinatore del Pdl cittadino Emanuele Antonelli, candidato con Franco Binaghi nel toto-nomi ma in pista ci sono già da tempo Mario Cislaghi, Paola Reguzzoni e Alberto Armiraglio.
Antonelli fa sapere di essere lusingato ma conferma che, per il momento, la sua idea è quella di prendersi una bella pausa dalla politica: «Ho detto che mi sarei fermato e lo confermo – commenta l’ex-coordinatore – e lunedì sera sanciremo la fine dell’esperienza politica del Pdl». Infatti l’ultima riunione insieme, quelli di Forza Italia e quelli del Nuovo Centro Destra, la faranno il 9 dicembre nella sede con pochi interventi per dirsi addio (o arrivederci, ndr) e una festa per gli auguri di Natale. Ma nella testa di Farioli c’è tutta una serie di problematiche legate all’azzeramento dei vertici di Agesp, realtà in trasformazione e ridefinizione, e nuovi uomini da piazzare in veste di amministratore unico. Certo sembrano lontani i tempi in cui i cda finivano per diventare un’agenzia di collocamento per i politici e, soprattutto, ora potrà tenere meglio sott’occhio l’operato delle società partecipate, in particolare la multiservizi.
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