La LAV insorge: “Il comune potrebbe fermare queste torture”
La Lega Anti Vivisezione contesta la decisione dell’apertura dell’allevamento bollando come “cruenti e privi di valore” gli esperimenti che lì si realizzano
Sono sul piede di guerra gli attivisti della Lega Anti Vivisezione di Busto Arsizio dopo aver appreso che il comune ha autorizzato un allevamento di animali da esperimento a Villa Manara, il secondo laboratorio di vivisezione dell’Insubria a Busto Arsizio (il primo è quello dei Molini Marzoli, ndr). «Questa ennesima scelta vergognosa da parte dell’Amministrazione Farioli -spiega Francesco Caci- conferma il totale asservimento della politica locale agli interessi dei vivisettori, a scapito della vita, della dignità e della libertà degli animali».
Gli esperti dell’associazione da anni seguono le vicende dei laboratori dell’università a Busto Arsizio e hanno già realizzato tre rapporti sugli esperimenti dell’insubria. «Questi animali innocenti verranno utilizzati per esperimenti cruenti e privi di valore scientifico», continua Caci affermando che «nei protocolli sperimentali in nostro possesso gli stessi ricercatori dell’Uninsubria scrivono di animali posti su piastre roventi e in cilindri di plexiglass, di impianti di sonde nel cranio e "dislocazione cervicale". Scrivono di "situazione di stress", "eventi aggressivi", "disperazione comportamentale". Tutto questo per ben 2532 animali conteggiati soltanto nei protocolli acquisiti fino all’estate del 2011».
La Lav critica anche la posizione dell’amministrazione di Busto Arsizio che, secondo gli uffici comunali, non si sarebbe potuto opporre alla richiesta. Citando l’articolo 10.1 di una legge del 1992 si afferma che "il comune autorizza l’apertura di stabilimenti di allevamento e di stabilimenti fornitori" e sarebbe proprio in questa espressione la chiave delle possibilità dell’amministrazione. La LAV, però, va oltre invitando il comune a proibire all’interno delle proprie strutture attività di vivisezione. «Se l’Insubria dicesse di no -assicura Caci- il comune potrebbe rescindere la convenzione con l’università».
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