L’Asl traccia l’identikit del fumatore varesino
Da un'indagine realizzata tra il 2008 e il 2012, è emersa una fotografia dettagliata della provincia. A rischio soprattutto le donne con problemi economici, bassa scolarità e residenti in piccoli comuni
Prevenire è meglio che curare. La Sanità punta su una politica di sensibilizzazione e informazione per evitare le malattie. In quest’ottica va considerata l’indagine sulle consuetudini degli italiani inserita nel PASSI, i progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia che mette in relazione tutte le regioni e le Asl con lo scopo di avere informazioni su comportamenti, abitudini e stili di vita dei cittadini disaggregate per Distretto di residenza.
Tra le indagini avviate dall’Asl di Varese c’è quella che mette in luce il rapporto dei varesini con il fumo. Attraverso l’intervista di 1485 soggetti di età compresa tra i 18 e i 69 anni ne è emersa una fotografia particolareggiata, divisa per distretto e per età che servirà a individuare azioni di prevenzione mirate. La fotografia che ne esce, descrive l’identikit del soggetto a rischio: una donna di giovane età con bassa istruzione, con molte difficoltà economiche e residente in piccoli comuni con meno di 5000 abitanti.
In generale, si vede che le comunità dove è più diffuso il fumo sono Luino, al primo posto con il 38,5% dei fumatori, a seguire Varese con il 30,9%, Arcisate con il 28,8 e Saronno con il 27,3. Il comune dove è meno frequente il vizio del tabacco è Tradate con il 17,8%. Per macroaree l’area Nord della provincia è la più “viziosa” con il 43,9% contro il 43,5% del Sud.
Relativamente all’età, è abbastanza diffuso che la media dei fumatori ha tra i 42 e i 45 anni. Negli anni 2009 e 2010, l’Asl ha registrato un’impennata di fumatori, che è andata poi calando successivamente passando dal 28,4 al 24,4%.
Tra gli altri dati emersi dall’indagine risulta che nei comuni sotto i 5000 abitanti la sigaretta è più diffusa 32,5% tra gli uomini e 27,6% tra le donne contro il 33,7 e 21,6 delle comunità superiori ai 35.000 abitanti e il 23,4 e 19,1 dei comuni tra i 5000 e i 35.000 residenti. Risulta evidente, infine, che più ci sono difficoltà lavorative, più ci si attacca alla sigaretta: nei comuni piccoli, infatti, risulta che il 60% degli intervistati ha detto di fumare mentre un terzo dei fumatori ha ricevuto un livello di istruzione basso con uno scarto di 4 punti percentuali rispetto a chi ha ricevuto un’istruzione più elevata.
La mole di dati statistici recuperati, quindi, sarà ora impiegata per avviare politiche mirate di prevenzione nel campo del fumo. La stessa attività riguarderà anche altri campi delle dipendenze come alcol, alimentazione e stili di vita
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