Crescono i laureati in provincia ma trovare lavoro è più difficile

I laureati nel 2011 che lavorano, con qualsivoglia tipo di contratto, a un anno dalla discussione della tesi sono solo il 40 per cento. Lo studio della Camera di Commercio

Cresce il numero dei laureati in provincia di Varese ma aumentano le difficoltà di occupazione. Oltre la metà della popolazione (con almeno 15 anni residente in provincia di Varese) è in possesso di un diploma (40%) o di un titolo universitario (11%). Un dato in crescita rispetto al 2010, quando i laureati erano fermi al 10%. È quanto emerge dall’analisi condotta dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio sulla base di dati disponibili sul suo portale statistico OsserVa all’indirizzo. Nel confronto regionale, Varese risulta tra le prime province lombarde per possesso di un titolo di studio medio-alto, superata solo da Milano (56%) e Lodi (52%). Il nostro territorio, tuttavia, presenta una quota di laureati inferiore alla media regionale (12,8%) e ancora distante dai valori di città universitarie quali Milano (17,3%) e Pavia (14,2%).

Popolazione e titolo di studio, provincia di Varese, anno 2013
Fonte: elaborazioni Unioncamere su dati Istat
Il livello scolastico raggiunto risulta, anche a Varese, importante per l’inserimento lavorativo: si passa dal minimo del 31% di occupazione tra chi ha la licenza elementare all’85% tra chi è in possesso di un titolo universitario. Un rapporto proporzionale confermato dalla circostanza che il tasso di disoccupazione diminuisce al crescere del grado d’istruzione: quasi il 12% tra coloro che non hanno titolo di studio per scendere al 2,6% dei laureati varesini.
Se è vero, in generale, che la laurea “protegge” dalla disoccupazione, è altrettanto vero che negli ultimi anni la crisi economica ha fortemente penalizzato anche l’inserimento professionale delle persone ad alta qualifica.
Dalla lettura del “Rapporto Specula 2013” emerge un dato molto chiaro: i varesini laureatisi nel 2011 che lavorano, con qualsivoglia tipo di contratto, a un anno dalla discussione della tesi sono solo il 40%. Si tratta di un dato che verosimilmente ne sottostima l’occupazione in quanto non include né il lavoro autonomo professionale né il praticantato e non considera quanti lavorano fuori dalla Lombardia o all’estero. In ogni caso, resta l’accentuarsi delle difficoltà lavorative per i laureati: l’analoga percentuale di occupazione per laureati nel 2010 arrivava al 48%.
Entrando poi nel dettaglio dei settori, gli sbocchi professionali per i laureati nell’ultimo anno si sono ridotti nella meccatronica, che peraltro rimane il principale sbocco lavorativo in ambito industriale, mentre sono in crescita nella moda e nella chimica farmaceutica. In forte contrazione, nel terziario, le assunzioni di neolaureati nei comparti a vocazione pubblica in conseguenza della spending review e del blocco del turn-over, anche se sembra avere tenuto la Sanità. Un’ulteriore eccezione positiva riguarda l’incremento dei giovani ad alta qualifica nel commercio all’ingrosso.
Quanto ai diplomati, l’inserimento lavorativo appare assai più difficoltoso e l’inasprimento del contesto economico ha avuto ripercussioni negative: tra i diplomati varesini, il tasso di disoccupazione sfiora il 9%.

Diplomati in provincia di Varese (scuola statale e non, corsi diurni e serali)
Fonte: OPI, Provincia di Varese

Il trend dei diplomati nella nostra provincia nell’ultimo decennio mostra un chiaro incremento dei licei (oltre 3mila nel 2013) e dell’istruzione professionale (1.210) a discapito dell’area tecnica, scesa da quasi 2.600 del 2003 a 2.122 dello scorso anno.
La crescita dei licei corrisponde a una generale tendenza al proseguimento degli studi e al raggiungimento della laurea. L’incremento dei diplomi professionali, invece, se da un lato sembra rispondere al crescente interesse delle imprese verso personale con qualifiche di questo genere, dall’altro potrebbe generare un deficit di competenze tecnico ancora molto richieste dal sistema produttivo.
Il numero medio di alunni per classe in provincia di Varese varia poi dai 25 nella scuola dell’infanzia ai 20 nella primaria e 22 nella secondaria, risultando in linea con il dato regionale e superiore alla media nazionale. La presenza di alunni stranieri nel sistema scolastico varesino si mantiene attorno all’11% fino alla scuola secondaria di I grado mentre crolla al 7,6% nella secondaria di II grado, denotando scelte differenti tra italiani e stranieri in riferimento all’istruzione superiore. La medesima tendenza si rileva a livello regionale e nazionale; in generale, la quota di alunni stranieri a Varese risulta superiore al dato nazionale, ma inferiore alla media della Lombardia.

Un ultimo dato a cavallo tra istruzione e mercato del lavoro riguarda i così detti NEET (Not in Employment, Education and Training): sono 19.325, ovvero quasi uno su sei, i giovani varesini dai 15 ai 29 anni che non risultano né occupati, né inseriti in un percorso regolare di istruzione/formazione.

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Pubblicato il 21 Maggio 2014
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