“Via i manager infedeli al servizio pubblico”

Il segretario regionale ella Funzione Pubblica Cgil Oliverio commenta gli ultimi arresti compiuti dalla magistratura milanese e invita il presidente maroni a dare un segno tangibile di discontinuità

Sulle vicende giudiziarie che interessano Expo’ e la sanità lombarda , interviene il segretario della Funzione pubblica ella Cgil Florindo Antonio Oliverio che chiede l’allontanamento di tutti i dirigenti pubblici infedeli: « Non ci si può stupire ancora per gli ultimi arresti milanesi, occorre agire. Quelli relativi all’inchiesta su Expo sono soltanto gli ultimi arresti di una serie che continua da anni. Del resto i magistrati di Milano, e non solo quelli che hanno condiviso l’esperienza di Mani Pulite, da tempo ripetevano che Tangentopoli non è finita ma si è solo affinata. Ciò che forse stupisce è che a distanza di vent’anni tornano gli stessi nomi e le stesse facce. 
Expo arriva solo dopo numerose altre inchieste che hanno svelato un sistema affaristico intorno alle attività più redditizie della nostra regione, a partire dalla sanità che è grande parte dell’economia lombarda.
La giunta Formigoni era caduta proprio sotto le inchieste della magistratura e l’insediamento del presidente Maroni non ha prodotto alcun cambiamento della gestione sanitaria lombarda. Anche in questi giorni, in cui il governatore annuncia cambiamenti, ci si ostina a parlare di sviluppo e non di radicale cambiamento di un sistema, quello sociosanitario, che è esso stesso causa della spinta all’affare a tutti i costi, avendo trasformato il bisogno di salute nel mercato delle prestazioni sanitarie, in cui il privato ha grande parte.
Gli stessi direttori generali delle aziende sanitaria lombarde sono gli stessi dell’era formigoniana. Individuati secondo spartizione tra Lega e ex PdL continuano a occupare i posti di comando nonostante il coinvolgimento diretto nelle inchieste. Indichiamo al presidente Maroni un criterio, che è immediatamente riconducibile a quello delle competenze, per individuare i suoi manager: escluda quanti sono stati ritenuti responsabili dalla Magistratura di esborsi impropri nella gestione di appalti, forniture e convenzioni. Nel sistema Daccò c’erano faccendieri e dirigenti che hanno mostrato infedeltà alla propria missione istituzionale. Così come piena luce deve essere fatta su come è stato possibile che in alcune aziende sanitarie lombarde ci sia stata la lunga mano delle cosche nella determinazione e aggiudicazione degli appalti, secondo quanto risultò dalle inchieste di tre anni fa. L’impressione che si ha è che nonostante le inchieste nessuno mai paghi sul serio e tutti restino ai posti di comando, continuando a usare danaro pubblico per affari privati. E, intanto, la spending review colpisce le retribuzioni di centomila operatori della sanità, ai quali ancora in questi giorni ci si ostina a voler ridurre quote di salario accessorio con i tagli di bilancio». 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 15 Maggio 2014
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