Comunità Montana, il presidente è Paolo Enrico

Nuovo corso per le Valli del Verbano: con 20 sì passa la candidatura del medico luinese che propone la politica della “fratellanza”: “Chiedo un’ampia maggioranza per uno scopo comune”

paolo enricoBrotherhood”: sono quasi le 22 e le orecchie dei presenti hanno ancora il suono dell’applauso per la vittoria dl nuovo presidente, che ecco irrompere in sala una parola nuova nel lessico politico di queste parti e che per questo crea un po’ di titubanza.
A pronunciarla è Paolo Enrico, medico Luinese di mezza età prestato alla politica, consigliere comunale di Tronzano Lago Maggiore che espone il suo modello di governo: “brotherhood”, fratellanza, in italiano (nella foto, da sinistra: Giuseppe Taldone, coordinatore di Forza Italia; Paolo Enrico, nuovo presidente della comunità montana valli dle Verbano, e il consigliere regionale Luca Marsico).
Dei due contendenti alla successione di Marco Magrini, presidente uscente, Enrico ha totalizzato 20 voti, contro gli 11 della cordata che faceva capo a Fabio Passera. Alla fine ha vinto la compagine sostenuta dalla Lega Nord e da Forza Italia oltre che da diverse liste civiche; il sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca era invece sostenuto anche lui da alcuni comuni guidati da compagini della politica locale, ma gradita a Pd e Ncd. Uno solo il voto di astensione (si votava a scrutinio palese): il comune di Duno.
Nel corso dell’assemblea è stato anche eletto a maggioranza (21 a favore e 11 astenuti) il presidente dell’Assemblea: Alberto Rossi sindaco di Mesenzana.
Al di là di schermaglie a distanza sulla stampa locale, l’occasione di questa sera è stata per i due pretendenti il momento culminante di una mini campagna elettorale giocata in poco più di 30 minuti, tanti quanti sono bastati per illustrare i due programmi. La comunità montana è difatti ente di secondo livello: i cittadini non decidono direttamente le cariche, ma esse vengono elette dall’assemblea, composta da 32 “grandi elettori”: sindaci per la maggiore, oppure delegati da tante amministrazioni quante sono quelle che rientrano nell’ente. Tuttavia i giochi sembravano a tutti come cosa oramai fatta. Ed è stato così.
Per questo Enrico – consapevole dell’empio gradimento incassato da diversi sindaci che lo appoggiavano – ha giocato nella sua illustrazione del programma su un discorso che ha toccato numerosi temi, senza lanciare qualche frecciata (politica) alla precedente amministrazione, quella dell’uscente Magrini: «Nulla o poco è stato fatto in questi ultimi 5 anni, con aggravio di costi a carico dei cittadini o del territorio» ha detto Enrico, auspicandosi di poter «rivedere il ruolo della comunità montana in una nuova logica della sussidiarietà». Altre questioni trattatie nel suo discorso una «ricognizione dello stato patrimoniale dell’ente» e la «riduzione della spesa corrente» oltre all’attenzione ai temi classici legati al territorio: frontalieri, ambiente, sviluppo locale.
Nell’ottica di tentare un assalto all’ultimo voto, per spostare magari all’ultimo minuto il gradimento da parte di qualche sindaco, Fabio Passera ha preferito giocare la carta dell’appello: «I partiti non sono un male, ma altri dovrebbero essere i criteri (per sceglier epa guida dell’ente nda) vedi l’ascolto del territorio»: il sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca ha inoltre sottolineato le vittorie politiche recenti che lo hanno contraddistinto nel processo di fusione e la sua capacità a «fare gruppo, ad unire piuttosto che a dividere». A seguire, a suo sostegno, un lungo intervento di Gianpietro Ballardin, sindaco di Brenta, che è stato contestato con rumoreggiamenti in sala quando è stato toccato il tema della spartizione politica, come logica “poco nobile”, appannaggio “dell’antico e mai superato ragionamento: se stai con me ti faccio avere finanziamenti e soldi per tagliare nastri sul tuo comune, se non stai con me non avrai un euro di finanziamento”.
Dopo l’elezione nel discorso di investitura Enrico ha chiesto a tutti i sindaci e i componenti dell’assemblea di lavorare insieme per uno scopo comune. Da qui la voglia di «fratellanza», di «confraternita» (ha usato queste parole) per lavorare con «spirito di unità».
Ricette che hanno incassato il gradimento di due big della politica varesina di Forza Italia presenti in sala: il consigliere regionale Luca Marsico e Nino Caianiello.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Luglio 2014
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