E se le piante potessero parlare?
Nasce il progetto PLEASED, finanziato dall’Unione europea con l’obbiettivo di impiegare piante come dispositive sensoriali di monitoraggio del territorio
È un progetto italiano, spagnolo e del Regno Unito quello di PLEASED (Plants Employed As Sensor Devices), finanziato dall’Unione europea e curato dall’università degli studi di Firenze, l’università of southampton e il London centre for mathematic sciences LGB e sostenuta dall’azienda italiana WLAB e quella spagnola Advantic sistemas y servicios. Alla base di questo progetto starebbero le eccezionali capacità sensoriali delle piante, che possono captare diversi parametri, ma anche il fatto che queste siano tendenzialmente robuste, si possano trovare ovunque e non hanno bisogno di essere calibrate come le macchine, in quanto sono già nate per reagire all’ambiente esterno. Queste capacità verranno sviluppate attraverso lo sviluppo di “piante cyborg”, ovvero flora con dei microchip implementati che trasmetterebbero ad un computer tutte le reazioni
sensoriali che la pianta prova a seconda degli stimoli esterni. Grazie a questa ricerca verrà creato un vero e proprio database di tutte le reazioni delle piante a diversi stimoli, che verranno classificati e correlati ai vari segnali trasmessi dalle piante e tradotti in modo da poter essere visualizzati su piattaforme come computer, tablet e smartphone.
Questi esperimenti verranno portati a termine in laboratorio, in modo da poter poi riconoscere gli stimoli provocati alle piante dall’ambiente esterno. Tutto questo lavoro porterà diversi benefici, aiutando a monitorare l’ambiente circostante per capire più cose sulla flora locale e su ciò di cui ha bisogno.
Questo apporterà miglioramenti la precisione e nella produttività dell’agricoltura e daranno informazioni vitali su prodotti agricoli, arrivando a dare una certificazione senza possibilità di contraffazione su quali produzioni usino solo metodi biologici.
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