Roberto Culin, il partigiano bustocco che non tradì i compagni
Il pronipote Giorgio Gorletta racconta la sua storia a 70 anni dall'anniversario della morte al Poligono di Cibeno. "A tanta emozione non è seguita giustizia: i fascicoli per anni nascosti nell'armadio della vergogna”
Roberto Culin fu un partigiano bustocco nella seconda guerra mondiale. Il 12 luglio sarà il 70esimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta dopo essere stato internato nel campo di Fossoli. Il pronipote Giorgio Gorletta lo ricorda così.
Il 12 luglio ricorre il 70° della morte del partigiano bustocco Roberto Culin, membro fondatore del CLN di Busto Arsizio antifascista e antinazzista che pagò con la vita il sogno di liberta. Nato a Feltre nel 1907, orfano di guerra, si trasferi adolescente a Busto con la madre e gli 11 fratelli e sorelle. Qui incominciò giovane a coltivare la passione politica che gli procura in più occasioni il carcere con periodi di esilio in Francia e Svizzera. Rientrato in patria, continuò la sua opera di propaganda antifascista, interrotta nella primavera del 1944 quando fu arrestato e condotto nel carcere di Monza. Gli venne offerta la libertà in cambio dei nomi dei compagni e il rinnegamento delle propie idee, ma davanti alla propia libertà preferì la lealtà verso gli amici e la difesa degli ideali per cui ha combattuto.
Internato nel campo di Fossoli concluderà la propia esistenza il 12 luglio 1944 nel poligono di tiro di Cibeno, frazione di Carpi, dove furono trucidati 67 internati politici del campo di concentramento di Fossoli, uomini con esperienze più varie,di tutte le professioni, di tutte le regioni dai 16 ai 64 anni. Condotti sul posto a tre gruppi, furono fucilati sull’orlo di una fossa scavata il giorno prima da internati ebrei.
Si noti quante anomalie caretterizzino questa strage rispetto alle consuete rappresaglie naziste cui la si vuol accomulare, soprattutto per la segretezza da cui fu circondata. La stampa dell’Italia liberata diede grande rilievo all’esumazione delle vittime e alle eseguie solenni il 24 maggio 1945 nel Duomo di Milano celebrate dal Cardinal Schuster. Fu forse il primo momento pubblico in cui popolazione e personalità politiche e militari si fusero unanimi nel compianto e nella condanna. Seguirono poi i funerali a Busto Arsizio con il tributo solenne a Cullin Roberto con la sfilata di diverse brigate partigiane. Eppure a tanta emozione non è seguita giustizia: processi iniziati sono stati insabbiati, i fascicoli per anni nascosti nell’ ”armadio della vergogna”, la strage stessa, anche se ricordata ogni anno sul luogo dell’eccidio dall’amministrazione comunale di Carpi è sconosciuta al grande pubblico.
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