Claudio Borghi in mostra alla Fondazione Torre Colombera
Verrà inaugurata domenica 28 settembre alla Fondazione Torre Colombera la mostra personale dell'artista e professore al Liceo artistico Candiani di Busto Arsizio
Domenica 28 settembre la Fondazione Torre Colombera inaugura la mostra dal titolo “dalle cinque alle sette” dello scultore Claudio Borghi, prima esposizione di un ciclo che per tutto il 2015 porterà l’artista a Ravenna e in varie località del nord Italia.
È questa una mostra volta a celebrare il bisogno d’intimità e dolcezza, di momenti sereni e di piccole cose. Di fronte alle opere di Claudio Borghi il soggetto riscopre le sue qualità più umane, la sua fragilità, la sua piccolezza. Nell’isola di questa mostra, sperduta nel frenetico e caotico mare della società contemporanea, la lentezza ritrova la sua ragion d’essere, il suo valore; e l’arte, giocando tra i pieni e i vuoti nell’essenzialità della materia, parla qui del nostro profondo bisogno d’ironia, di pazienza, di tolleranza, di gentilezza e umiltà.
Le opere, quasi tutte in acciaio corten, dislocate sui piani della torre sono presenze dialoganti che disorientano pensieri e sguardi ricreando l’atmosfera magica di un bosco o di un giardino: chi arriva non è portato a soffermarsi minuziosamente sui dettagli di una singola struttura ma è invitato a dondolarsi nella leggerezza soave di un sentimento di timidezza, di silenzio e tenerezza. L’allestimento, rigorosamente realizzato e studiato da Borghi, è quindi anch’esso opera d’arte perchè, senza che le sculture siano imprigionate in rigide e determinate installazioni, conferisce alla mostra un senso preciso.
Qui il metallo, forgiato dalle mani e dall’interiorità dell’artista, si fa leggero, sottlile, bianco; si tinge d’azzurro e nella sua nuda semplicità racchiude l’immensità dell’oro, per poi farsi impercettibile ma solido sostegno a delicati fiori – tra quelli riprodotti si celano in verità fiori veri, indistinguibili dagli altri. L’arte torna quindi a parlare di natura, a ricrearla; e questa natura è innanzitutto la nostra, natura umana: un’arte pensata a misura d’uomo perchè non c’è bisogno d’altro rumore, né di boria, ma occorre invece non prendersi troppo sul serio e riscoprirsi nella propria semplicità. “È per questo” – fa notare l’artista – “che le opere non sono mai troppo alte, ma all’altezza dei nostri sguardi: esse devono essere vissute, toccate, penetrate, sentite… dopo tutto non sono altro che pezzi di metallo”.
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