Storia della Fondazione Paolo VI

Nata nel 1986 per volontà di Mons. Pasquale Macchi ha contribuito negli anni al resturo della Via Sacra, del Santuario e la costituzione del Museo Baroffio

La “Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte di Varese” venne costituita, per volontà di Mons. Pasquale Macchi, il 17 luglio 1986.

La Fondazione «ha per scopo la promozione e l’attuazione di ogni e qualsiasi iniziativa tendente, sia direttamente che indirettamente, alla valorizzazione religiosa, spirituale, umana, morale, artistica, culturale e sociale del Sacro Monte di Varese, secondo gli insegnamenti  della Chiesa Cattolica di cui Sua Santità Paolo VI è stato costante ed illuminato assertore».

Il Fondatore, Mons. Pasquale Macchi, assunse l’ufficio di presidente del consiglio di amministrazione che fu inizialmente composto, oltre che da Mons. Pasquale Macchi, da Claudio Marchetti, Riccardo Pezzoni (Prevosto di Varese), Luigi Castelletti e Riccardo Broggini.

All’indomani della riforma dei trattati che disciplinano i rapporti tra Stato italiano e Chiesa Cattolica, Mons. Pasquale Macchi, preso atto della giuridica   soppressione delle antiche Fabbricerie, volle che al “Consiglio di Amministrazione” (la Fabbriceria che nel tempo si era occupata degli aspetti economici della Parrocchia di Santa Maria del Monte) si sostituisse la Fondazione, affinchè non avesse interruzione l’imponente attività di restauro e di manutenzione del patrimonio materiale posseduto dalla Parrocchia di Santa Maria del Monte.

E così la Fondazione proseguì e completò il restauro della chiesa della Prima Cappella delle quattordici cappelle della Via Sacra, degli affreschi e delle centinaia di statue in esse contenute; restaurò il Santuario e la chiesa che sta a ridosso  del convento delle Suore di clausura, restaurò l’edificio del Ristorante di proprietà della Parrocchia  e intervenne rifacendo ex novo il Museo Baroffio e il Santuario, arricchendolo con nuove opere pittoriche e scultoree dedicate alla Vergine.

Mons. Pasquale Macchi seppe radunare accanto a sé pittori, scultori e restauratori di fama.

Deve farsi memoria di una caratteristica dominante del carattere di Mons. Pasquale Macchi: il Suo rifiuto di qualsivoglia forma di separazione e di gerarchizzazione tra ideazione e realizzazione; va da sè che l’idea precede l’opera, ma l’idea privata dell’opera può trasformarsi in uno sterile appagamento intellettuale, in un pigro autocompiacimento; di qui il Suo agire  senza posa, il Suo incalzare i collaboratori, la Sua ansia di perfezione perché quanto pensato fosse realizzato al più presto e al meglio.

Se si pensa ai collaboratori che nel tempo lo hanno costantemente e fedelmente affiancato non possono ignorarsi l’avv. Luigi Castelletti e il comm. Pietro Malnati.

Ma era l’inesausta energia di Mons. Pasquale Macchi a condurre, e a condurre a compimento, ogni opera ideata.

Mons. Pasquale Macchi continuò a presiedere la Fondazione anche dopo la Sua nomina ad Arcivescovo di Loreto e per tutto il tempo che ha preceduto il Suo ritorno al Padre.

Morendo elesse la fondazione a Suo erede universale.

Nell’edificio che oggi si inaugura troveranno collocazione ciò che Lui ha lasciato: le opere d’arte, i libri antichi da Lui raccolti, gli abiti liturgici (in particolare quelli appartenuti a Paolo VI) e quant’altro il visitatore potrà ammirare.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 18 Settembre 2014
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