Storie di Imprese

Un ricamificio a regola d’arte

Il ricamificio Galma è uno dei pochi rimasti nella nostra provincia. Lavora per grandi griffes e negli anni ha investito in tecnologia e sviluppo di prodotto. «Ma oggi - dice il titolare - tutto questo non basta più». Ci vuole un colpo di reni da parte di tutto il Paese.


Il ricamifico Galma di Gallarate è una realtà importante di ciò che rimane del tessile varesino. Un’impresa tutt’altro che rassegnata alla situazione del mercato italiano e che ha avuto il coraggio di fare investimenti importanti per mantenere livelli di eccellenza nel proprio settore. 
Stefano Maffioletti, 50 anni, diploma in ragioneria, nato e cresciuto nell’impresa dei genitori, fa il punto della situazione sulla sua azienda. «Nel 2000 siamo stati i primi in Lombardia ad installare una macchina a lavorazione laser ed un’altra per paillettes e nastrini. Un aiuto importante di fronte ad una crisi che ha reso la ricerca dei clienti più difficile e con le grandi marche che hanno aperto una concorrenza spietata tra gli imprenditori. Così i costi salgono e i compensi scendono, perché ogni capo “ricamato” a 50 centesimi si può trovare in negozio a 30 euro, a 100 o anche più. Ma questo è solo un esempio»

Cosa vi rende ancora competitivi sul mercato?
«I nostri punti forti sono senz’altro la creatività e la voglia di proporre sempre qualcosa di nuovo e di diverso. Anche se dall’altra parte non abbiamo mai risposte certe dai clienti. Forse perché anche loro non sanno mai con precisione cosa proporre di volta in volta».

Chi sono i vostri clienti?
«Il nostro è un lavoro di conto-lavorazione. Rifiniamo l’abito, il taschino, la gonna, il pezzo che forma l’indumento e che poi dopo torna alla casa madre». 

Negli anni avete lavorato per grandi marchi dell’abbigliamento. Cos’è cambiato con la crisi economica?
«Lavoriamo ancora con grandi griffes italiane e straniere, francesi soprattutto. Ma abbiamo perso Dolce e Gabbana con cui abbiamo lavorato sino a poco tempo fa e che se ne è andato senza nemmeno fornirci una motivazione». 

Che ripercussioni ha avuto la perdita di un cliente così importante?
«Purtroppo abbiamo dovuto ridurre i nostri dipendenti e siamo passati da otto a cinque persone. Una cosa che mi ha dispiaciuto davvero molto. Purtroppo oggi dobbiamo fare il passo proporzionato alla gamba».   

Lei dice che al posto di "Made in Italy" sui capi di abbigliamento italiani bisognerebbe scrivere "Hand made by italians", cosa intende?
«Oggi i clienti desiderano la perfezione e contemporaneamente i prezzi cinesi. Ma noi non abbiamo dipendenti cinesi e difendiamo la qualità dei nostri prodotti. Le fasi di lavorazione di un abito, ancor più se di firma, dovrebbero essere tenute tutte in Italia».

Invece?
«Invece non è così. Oltre alla concorrenza estera, si aggiunge l’incertezza del cliente per cui magari crei un campionario e poi quello lo copia e va a realizzarlo all’estero, dove evidentemente costa meno. Ora il mercato cinese inizia a richiedere il "Made in Italy". Mi spiega come soddisfiamo questa richiesta se abbiamo delocalizzato all’estero. Come si ricrea la catena?» 

Molte aziende soffrono della stretta del credito da parte delle banche. La Galma ha mai avuto problemi di questo tipo?
No, e al momento non abbiamo necessità di nuovo credito. Quello che mi scoccia semmai è avere dei crediti che non riusciremo a esigere. Questo perché fino a 2500 euro di crediti non pagati, la legge prescrive che si possano mettere a bilancio come perdite. Ma a quel punto lì è troppo tardi. Se io ho tante fatture da mille, duemila euro che non vengono pagate, come faccio poi a pagare i miei dipendenti e le tasse?  Ci vorrebbe una tutela maggiore da parte dello Stato che ti aiuti io a esigere i tuoi crediti.

A proposito di Stato, come imprenditore cosa sente come esigenza primaria?
Al momento stiamo resistendo, ma abbiamo ancora troppi adempimenti e vincoli burocratici.
Sei impegnato a lavorare ma contemporaneamente devi seguire la burocrazia. Poi ci vorrebbe un vero aiuto, leggi che trattengano il lavoro in Italia o che incentivassero a farlo, magari tagliando qualche vitalizio di troppo. 

Se potesse oggi assumerebbe un giovane?
Sì. Avrei bisogno di qualcuno che mi desse una mano in azienda. Ma i tempi, purtroppo, non lo permettono. 

L’IMPRESA DELLE MERAVIGLIE 


Scheda dell’azienda 

Ricamificio Galma 
Via Lussemburgo, 20
21013 – Gallarate
Tel. 0331 786308
info@galma.it

www.galma.it

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Ottobre 2014
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