“Cantieri aperti per lavoro, casa e disabilità”
Si è tenuto il giorno 6 novembre a Villa Gianetti un seminario di presentazione del progetto "Lavoro per cento". Il bilancio del vicesindaco Valeria Valioni
Si è tenuto il giorno 6 novembre a Villa Gianetti un seminario di presentazione del progetto LAVORO PER CENTO promosso da una rete sociale di numerose associazioni, cui ha aderito il Distretto di Saronno con le sei Amministrazioni Comunali che lo compongono.
Il progetto ha l’ambizioso obiettivo di avviare verso il lavoro (sia pure part time o a tempo determinato o provvisorio) cento persone selezionate tra quelle a minore collocabilità nel normale mercato del lavoro segnalate dalle associazioni aderenti al progetto oppure dai servizi sociali comunali. Il percorso si è avviato da pochi mesi e già si contano i primi risultati: per il 60% delle 282 persone segnalate sono stati attivati colloqui di valutazione delle competenze e per 35 di loro è già stato messo in atto uno strumento operativo (tirocinio, formazione, dote lavoro etc..). L’importanza di un laboratorio sociale come questo, che combatte la crisi con le risorse disponibili nel territorio, è stata sottolineata dall’Assessore regionale al lavoro Valentina Aprea che ha partecipato alla presentazione. Non sappiamo se e quanto il progetto avrà successo, ma l’averlo messo in cantiere con una stretta sinergia pubblico- privato sociale è una scommessa importante e traccia la strada da seguire .
In futuro non sarà consentito a nessuno, pena il fallimento, di andare avanti “in solitudine”: la realtà è sempre più complessa ed i piani di intervento sono sempre molteplici: le sinergie e gli accordi diventano un imperativo da cui non si potrà prescindere per progetti importanti e davvero incisivi. Così dovrebbe essere anche per il tema abitativo: sempre più le sole risorse pubbliche mostrano tutta la loro insufficienza numerica rispetto alla dimensione dell’emergenza abitativa partorita dalla crisi economica e dall’impoverimento di ampi strati della popolazione. Qui, per ora, non si è affacciato il privato sociale: né singoli generosi cittadini né associazioni né enti religiosi integrano le scarse possibilità di risposta consentite dal patrimonio di case pubbliche (che ha, tra l’altro, regole rigide per la sua utilizzazione). Si attendono a breve numerosi sfratti esecutivi che genereranno, nel migliore dei casi, sovraffollamento di abitazioni di parenti o amici che offriranno ospitalità. Oppure si avranno rientri forzosi in patria di stranieri residenti qui da molti anni, i cui figli parlano, scrivono e pensano in italiano: finita l’utilità della loro forza lavoro non c’è più posto per questi concittadini, nemmeno se hanno acquisito la cittadinanza italiana. Si apriranno però in un prossimo futuro “cantieri” di lavoro sul tema dell’abitare sia presso l’ex seminario (edificio ALER), per il quale è sul tappeto un’ipotesi di parziale utilizzo come housing sociale, sia presso la “casa della solidarietà” di cui è in discussione il progetto. Privato sociale che prova ad affiancare le insufficienti risorse pubbliche.
Un terzo interessante laboratorio è in corso nel Distretto, apripista il nostro Comune, utilizzando un fondo di 80.000 euro, frutto dell’assegnazione di un bando regionale finalizzato a “progetti per la vita indipendente”. Sono stati pensati ed avviati, con tre persone gravemente disabili, altrettanti percorsi per rendere più vivibile la loro quotidianità, con maggiore autonomia e con alleggerimento delle loro condizioni di dipendenza dai familiari. Anche in questo caso è stato prezioso l’affiancamento con un’associazione esperta di disabilità, la LEDHA provinciale, che ha supportato la stesura dei progetti fornendo indicazioni preziose grazie all’esperienza maturata sul campo. Altre situazioni sono all’attenzione del gruppo progettuale per una valutazione ed un eventuale sviluppo, anche in relazione alla possibilità di un rifinanziamento del progetto da parte della Regione.
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