Il comune vende azioni e salva il bilancio
Voto favorevole in un consiglio comunale convocato di sabato mattina e in extremis per evitare il commissariamento. Le trappole della politica stavolta non sono scattate
“Nell’ultimo consiglio comunale ci volevano far votare una delibera senza alcun confronto. Ora il confronto c’è stato”. La spiega così il consigliere di Forza Italia Piero Galparoli: il consiglio comunale ha votato la vendita di azioni di A2a in capo al comune, e la sua immediata eseguibilità. Il comune ha salvato il bilancio, e il sindaco ha salvato la maggioranza. Forza Italia ha deposto le armi, e quando il 29 dicembre l’assessore al bilancio avrà tutte le cifre in mano, potrà srotolare il suo paracadute in caso di mancate entrate: paracadute creato proprio dal milione e mezzo di euro di alienazioni, che Palazzo Estense aveva deciso di mettere sul mercato per evitare di andare in default e sforare il patto di stabilità.

(foto, il consilgio di sabato 27)
Il passo falso avrebbe portato al rischio di blocco di tutte le opere pubbliche (addio piazza Repubblica, tra l’altro) e al commissariamento, oltre che a una crisi politica che ci avrebbe spediti, dritti dritti, alle elezioni. Il consiglio comunale ha votato con un ampia maggioranza: 19 voti a favore; le opposizioni hanno votato contro ma non hanno fatto alcuna ostruzione. Ma allora perché tutta questa fibrillazione, e perché 3 consiglieri di Forza Italia e del gruppo di maggioranza liberi per Varese hanno messo in scacco il sindaco per una settimana, costringendo tutti a convocare un consiglio comunale la mattina del 27 dicembre?
“Perché non era chiaro nulla – continua Galparoli – io avevo chiesto più volte un confronto e una discussione su questa vendita di azioni A2a, ma non mi aveva risposto nessuno e per questo abbiamo deciso di mettere dei paletti”. “Avevamo votato contro la vendita di azioni Aspem anche in precedenza” osserva Fabio D’aula, un altro ribelle, mentre Giuseppe Battaglia, il terzo forzista che aveva fatto mancare i numeri, osserva: “Ora abbiamo messo dei paletti – dice – a partire dal tetto massimo di azioni vendibili, che è sceso da 5 milioni a 4 milioni e 100mila”. La cifra che sarà alienata è in realtà di 1,5 milioni di euro, ma nella delibera è stato lasciato un margine possibile più ampio, un paracadute nel caso in cui saltassero alcune entrate, previste nelle prossime ore. Innanzitutto, c’è un problema da considerare: la Provincia di Varese non potrà mettere, nel 2014, il milione di euro dell’accordo di programma di piazza Repubblica, ma dovrà aspettare il 2015 (Il Pd Mirabelli ha ricordato che non c’era l’obbligo di versarlo quest’anno). Pertanto dovrà essere il comune di Varese a garantirlo. Secondariamente, c’è anche un debito di circa 2,5 milioni che la società comunale Aspem Reti deve dare al comune, e che rimborserà entro il 31 dicembre grazie a un accordo con la cassa depositi e prestiti.
L’Ncd per mettere in difficoltà la giunta aveva chiesto che venisse messo nero su bianco il problema del debito Aspem Reti, ma la maggioranza ha rifiutato. Il Pd ha invece chiesto e ottenuto, grazie a un emendamento di Ennio Imperatore dell’ Udc e Liberi per Varese, che un passaggio sulla provincia venisse eliminato perchè non c’era alcun obbligo di versare la quota entro il 2014, altrimenti avrebbe presentato una valanga di emendamenti. Il Pd così ha difeso la Provincia dalle critiche, ora che il presidente di Villa Recalcati è l’indipendente del Pd Gunnar Vincenzi.
Il sindaco Fontana ha richiamato tutti al senso di responsabilità in un discorso iniziale breve ma netto, in cui ha ancora una volta dato la colpa alle regole del patto di stabilità che anche questo governo ha mantenuto senza cambiare nulla. Due emendamenti su sei di Alessio Nicoletti, oppositore di Movimento libero sono invece stati approvati. La geografia della maggioranza rimane tuttavia complicata. La Lega e il sindaco Fontana sono compatti, la giunta anche, ma il gruppo Liberi per Varese e la sua componente di Forza Italia sono in grande fibrillazione. I leghisti dicono in segreto che tutta questa manfrina sia servita perché mezza Forza Italia vuole disarcionare il capogruppo Ciro Grassia, troppo ligio ai nuovi capi del partito, e che era anche a rischio il posto di assessore di Simone Longhini perché i ribelli volevano un posto in giunta.
Nella minoranza è invece curioso il ruolo di spina nel fianco che ora ha assunto Ncd. I consiglieri Crespi e Giampaolo, ex maggioranza, hanno pungolato la giunta e osservato che questa delibera in fondo è identica a quella precedente, sottolineando dunque che è stata solo la rivalità politica interna a creare il pasticcio. Sempre sul pezzo Alessio Nicoletti di Movimenti libero, ex assessore che conosce molto bene le pieghe della macchina comunale e che con i suoi emendamenti ha rischiato di mandare in confusione la maggioranza. Fieramente oppositore invece Rocco Cordì di Sel, il Pd di Fabrizio Mirabelli è stato critico ma senza fare ostruzionismo.
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