Petits, 35 minuti d’Arte
Anche la Transavanguardia di De Maria alla Imago Art Gallery
In questi giorni e fino alla fine di febbraio, a Lugano è possibile visitare una mostra sul “piccolo formato” dal titolo esemplificativo “Petits, 35 minuti d’Arte”, inaugurata prima delle feste alla Imago Art Gallery di via Nassa 62, sotto i portici di Bucherer.
Non si tratta di una mostra tematica, poiché come detto l’unico denominatore comune tra le opere esposte è la piccola dimensione; ci sono però artisti di prima grandezza ed è bello sottolineare che chi passeggia tra le vetrine della via più esclusiva del Ceresio non dovrebbe mai perdere l’occasione di dedicare un minuto alla visione di un Renoir, di un’opera di Picasso, Chagall, Dalì, Fontana, Burri, Pomodoro e molti altri.
Da Imago un piccolo scrigno di tesori fornisce lo spunto per un breve approfondimento su un artista vivente molto interessante e vitale, sebbene abbia alle spalle quarant’anni di esposizioni in tutto il mondo: Nicola De Maria. Nato in provincia di Benevento nel 1954, De Maria si è laureato in medicina a Torino, dove vive sostanzialmente da sempre, ma ha scelto di non esercitare la professione medica per dedicarsi completamente all’arte fin dagli anni Settanta del secolo scorso. Artisticamente nato con la fotografia chimica, egli si è poi evoluto verso il disegno e la pittura.
Negli anni Ottanta il critico Achille Bonito Oliva ha dato il nome di Transavanguardia a quelle correnti artistiche che si sono incaricate di sperimentare l’espressionismo utilizzando tutti i linguaggi, senza alcuna limitazione. In Italia questa tendenza è stata in particolare attribuita a cinque artisti: Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino e, appunto, Nicola De Maria. Pur restando in ambito espressionistico la Transavanguardia ha costituito un ritorno al linguaggio figurato, anche se con un significato non strettamente collegato ai dati di realtà, poiché, proprio secondo la definizione di espressionismo pittorico data da Worringer, l’opera è immagine materica di una realtà spirituale che l’artista vive e che è ‘sua propria’, anche se essa può avere elementi in comune con la realtà comunemente considerata ‘oggettiva’.
Tra gli artisti di questo movimento De Maria è in genere considerato il più astratto, tuttavia il suo è un astrattismo interessante perché sufficientemente vicino all’oggettività comune oltre ad essere un astrattismo che emoziona facilmente, superando quindi in maniera naturale le barriere razionalistiche nella mente di chi osserva.
In mostra tre “petits” di De Maria risalenti agli anni Ottanta: un guazzo su carta intitolato “Angeli aiuto” e due piccoli olii su tela estrememente vivaci ritraenti uno dei suoi soggetti più classici, le teste.Il beneventano è “poeta che scrive – come lui stesso si definisce – con le mani piene di colori”; è emotivizzante sia coi titoli lirici delle sue opere, sia con le cromie sature, sia con il tratto vivace, in particolare nelle tele; è infine molto didattico, perché la sua percezione della realtà è sufficientemente vicina al dato reale, quindi la sua arte è adatta a far intendere anche a chi è digiuno di astrattismo e di espressionismo cosa sia la realtà “altra” di un artista, troppo spesso banalizzata nei commenti dei profani per i quali “questo lo so fare anch’io”. In De Maria c’è, non si vede perché astratta, ma si percepisce bene la realtà spirituale che l’artista proietta, deformata dalla lente pulita e senza graffi della propria sensibilità, sulla tela, sulla carta, sulla parete. Fuori tema, ma molto belle, da Imago Art Gallery presenti anche le tele estroflesse di Agostino Bonalumi, ovviamente in piccolo formato.
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