“L’integrazione delle donne straniere passa dai corsi di italiano”
Proseguono con successo i corsi organizzati da Cpia di Varese e sui partecipano decine di donne, con il sostegno di numerosi volontari che accudiscono i figli delle corsiste

Proseguono con successo i corsi di italiano per stranieri di Tradate. Organizzati dal Cpia di Varese2, vi ha aderito l’amministrazione comunale cittadina con il sostegno anche di numerosi volontari che, per permettere alle donne del territorio di partecipare alle lezioni, hanno organizzato anche un servizio per accudire i bambini.
«Sarà per poter ottenere la Carta di Soggiorno che molti stranieri stanno imparando l’italiano nelle nostre sedi del CPIA di Varese, ma io penso che a portarli a scuola, per mettersi in gioco con un’altra lingua e un’altra cultura, ci siano anche altri desideri, antichi e nuovi – spiega Tatiana Galli, responsabile della sede di Tradate -. Voglia di socialità, voglia di cambiare, curiosità del diverso, dello straordinario, bisogno di ricollegarsi con un nuovo sé, di scoprirsi capaci, di sperimentare quel coraggio in più rispetto a quello che li ha spinti tra noi. Per le donne poi (che sono la maggioranza) c’è una specie di circumnavigazione della propria vita. Spesso sono arrivate al seguito di un uomo, se dal sud, a volte per scappare da un uomo, se dall’est, sempre sottilmente alienate, estraniate, con la necessità di ricostruirsi, di appartenere. E lo fanno anche intorno a una nuova lingua. Che è quella che parleranno i loro figli, questo ponte meraviglioso tra un passato da decodificare e un presente da inventare».
«Nei nostri corsi – conclude Galli -, quelli in cui garantiamo servizio di babysitting (Castiglione Olona, Cislago, Tradate e Venegono Inferiore), i bambini sono la metafora del tempo dell’integrazione. Da insegnante assisto a molti esercizi di traduzione, da cittadina del mondo assisto a sorprendenti manifestazioni di interazione sociale. Sento il dovere di riconoscere pubblicamente gli sforzi delle donne che frequentano i corsi di italiano per stranieri, che so che arrivano a scrivere con mani che hanno lavato, impastato, cucinato, nutrito, pulito, accarezzato. Mi piace stringere le loro mani. Anch’io sento inedite appartenenze».
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