Il nuovo museo di Milano è dedicato alle Culture
Nei grandi spazi dell’ex Ansaldo diventano un grande spazio espositivo dedicato alle civiltà extraeuropee e al patrimonio museale di proprietà del Comune.
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Progettato come un museo rispettoso dell’edificio industriale che lo ospita ma anche in linea con la moderna architettura, il Mudec si presenta con una suggestiva entrata, una vera e propria piazza di accoglienza del pubblico, nella quale sono concentrati i servizi museali, il ristorante, il punto vendita, i laboratori educativi e molto altro.
Sono tuttavia la scala d’ingresso e la parete ondulata trasparente del piano superiore, a dare il segno distintivo di questo nuovo museo, all’insegna della luce, della flessuosità, della circolarità.
Proprio attorno a questa linea di luce si situano le due mostre, curate da 24 ore Cultura che diventerà il gestore del museo per il prossimi anni, in una convenzione di gestione con il Comune di Milano, proprietario effettivo del Museo.
Le due mostre, Africa. Terra degli spiriti (fino al 30 agosto) e Mondi a Milano. Culture ed Esposizioni (fino al 19 luglio), sono profondamente diverse per spirito e per allestimenti pur tracciando quello che, crediamo, sarà la mission di questo nuova istituzione culturale: l’attenzione alle civiltà extraeuropee e la valorizzazione di un patrimonio museale di proprietà del Comune di Milano da lunghissimi anni custodito nei depositi.
La prima mostra, quella sull’Africa, è sicuramente la più suggestiva: ampie sale semibuie sono piene dei suoni della foresta, maschere e statue di legno scuro ti guardano mentre ti muovi per la sala, manufatti africani sono appesi alle pareti e circondati da una sorta di garza nera. Gli spazi si alternano tra ampi e spaziosi, dove la disposizione delle opere interagisce direttamente con l’osservatore, a piccoli e angusti, principalmente dedicati a piccoli oggetti.
Sui muri delle sale, scritti in arancione risaltano detti e leggende africane che, oltre al sottofondo musicale e agli oggetti esposti, contribuiscono a rendere misteriosa e, a tratti, inquietante l’intera visita. E questo strano viaggio si conclude con un altare Wudu, dove anche gli spettatori sono invitati a lasciare qualcosa, qualcosa di loro donato agli spiriti della mostra.
Mondi a Milano presenta invece una visione più storicistica che mette in luce l’attenzione delle mostre ed esposizioni milanesi d’inizio XX secolo, nei confronti delle civiltà extraeuropee, in un percorso in cui si alternano arredi, oggettistica, riproduzioni fotografiche, disegni, studi.
Entrambe le mostre hanno il merito di focalizzare l’attenzione sulle numerose interferenze culturali che hanno segnato e segnano la nostra contemporaneità.
Ritornando all’ingresso, un fiume di gente scende e sale la grande scalinata che porta alle esposizioni, e alla fine di questa ci sono quattro gruppi musicali che suonano in contemporanea: violini e chitarre, strumenti esotici e tamburi. Musica classica e moderna si mischiano, melodie del continente nero si fondono con quelli che sembrano ritmi irlandesi.
E anche qui, i mondi diventano un tutt’uno, per ricordare quanto sia spettacolare la diversità.
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