L’educazione alla libertà parte da una cella

Il progetto per le scuole delle associazioni che operano nel carcere di Busto Arsizio è approdato a Gallarate. All’Isis Ponti è stata ricostruita una cella carceraria dove i ragazzi potranno sperimentare cosa si provi a scontare una pena detentiva

gallarate cella

Da sabato 11 aprile  l’Isis Ponti di piazza Giovine Italia ospita la ricostruzione di una cella carceraria. Abbinata a una mostra fotografica sulla quotidianità vissuta dai detenuti, l’istallazione potrà essere visitata e abitata per qualche minuto, così da fare comprendere al pubblico che cosa significhi scontare una pena dietro le sbarre. La possibilità di toccare con mano tale realtà è parte di un progetto ampio, “Educare alla libertà”, frutto di un lavoro d’equipe.

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Il facsimile della cella è messo a disposizione dalla Caritas Diocesana mentre l’azione per informare e sensibilizzare gli studenti delle scuole superiori è stata portata avanti dall’Associazione Assistenza Carcerati e famiglie di Gallarate e dall’Associazione Volgiter, in collaborazione con il Bando Volontariato 2014 e il Centro Servizi per il Volontariato della Provincia di Varese.

Operatori e volontari, insieme a un detenuto della casa circondariale di Busto, hanno incontrato circa 700 studenti e una trentina di professori dell’ultimo triennio. Hanno aderito l’Istituto Falcone, i Licei di viale dei Tigli, l’istituto Gadda Rosselli e, appunto, l’Isis Ponti.

L’iniziativa si avvale del patrocinio del Comune di Gallarate, in particolare dell’Assessorato ai Servizi Sociali e dell’Assessorato alla Cultura.

«La prima parte del progetto, quella informativa che si è svolta nelle classi – spiega Agostino Crotti in rappresentanza dell’Associazione Assistenza Carcerati – ha avuto riscontri molto positivi. Un conto è parlare di carcere in astratto, ben altra cosa è conoscere i detenuti. Quando se ne scoprono le storie e il presente, tra aspirazioni e difficoltà, emerge l’umanità dei reclusi. Non si dimenticano colpe e reati ma diventa possibile guardare al carcere senza pregiudizi».

«La detenzione – aggiunge il presidente di Volgiter, Marco Pozzi – dovrebbe essere l’extrema ratio e comunque all’interno di un sistema che punta al recupero della persona con una determinazione ben diversa da quella attuale. Si tratta di cambiare lo schema culturale associato al carcere, per questo è importante incontrare i giovani prima che si consolidi in loro la percezione diffusa di questa realtà, spesso fondata su presupposti erronei o controproducenti per tutti».

«Purtroppo capita sempre di più – conclude l’assessora ai Servizi Sociali, Margherita Silvestrini – che chi affronta il disagio e la marginalità, in veste di operatore professionista o volontario, debba scontrarsi con luoghi comuni e pregiudizi. Non si possono nascondere problemi, criticità e responsabilità anche gravi dei singoli, ma le azioni di conoscenza ed educazione danno sempre un contributo importante, spesso sottovalutato, per imparare a leggere la realtà per come è davvero».

“Educare alla libertà” prevede anche un concorso di scrittura, in prosa o in versi, sul tema “L’attesa: arco teso tra un vuoto che stringe e il cuore e una speranza che lo sappia colmare”, riservato a studenti e detenuti. La premiazione è in programma il 29 aprile nella casa circondariale di Busto.

Le classi delle scuole superiori visiteranno la cella e la mostra nei giorni feriali mentre il sabato e la domenica (dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18) gli spazi saranno aperti al pubblico, preferibilmente ma non esclusivamente a gruppi e associazioni che vogliano avviare un percorso di conoscenza e incontro.

Mostra ed esposizione fotografica saranno all’Isis Ponti fino al 24 aprile.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Aprile 2015
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