“Non ho ammazzato mia moglie”

Giallo sulla morte di Stefania Amalfi, 28 anni, trovata in fin di vita dal marito nella loro abitazione di via Conca d'oro. L'uomo è indagato dalla polizia, ma la vicenda è intricata

Giallo Argenziano

E’ giallo per la morte di una donna di 28 anni, Stefania Amalfi, deceduta nel suo letto la sera del 26 aprile, in una casa popolare in via Conca d’oro, a Varese. Accanto a lei, in quel momento, c’era il marito, Alessandro Argenziano, 40 anni, che non si sarebbe accorto di nulla. La procura lo ha interrogato e adesso, il 40enne, è indagato per omicidio. I sospetti derivano dal fatto che la donna aveva un segno rosso sul collo, e che sarebbe morta con una calza di nylon di faccia. Il marito ha raccontato di essere andato a letto, quella sera, alle 21, e di essersi svegliato un’ora dopo per andare in bagno. Solo in quel momento, purtroppo, avrebbe capito che Stefania era in fin di vita. Il punto è anche che Alessandro, secondo la famiglia della ragazza, in passato l’avrebbe picchiata e non sarebbe stato il marito modello che vuole far credere. Pochi giorni prima della morte, il 20 aprile, la donna sarebbe stata medicata in ospedale, a Varese, perchè aveva ricevuto due colpi di martello sulla nuca.

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L’indagato smentisce
Argenziano si difende: «Sono accuse false – racconta durante il nostro incontro a Varese – io non l’ho mai picchiata. Aveva avuto una brutta esperienza con la famiglia di origine e questo l’aveva segnata per sempre. Quella sera, avevo preso dei tranquillanti, e quando mi sono svegliato ho visto che aveva la calza sulla faccia. Sono stato io a rianimarla. Quando è arrivata l’ambulanza ed è giunta la polizia, io l’aveva già salvata. Poi però è deceduta in ospedale». Il marito ha una teoria, su come siano andate le cose. «Io tenevo i farmaci nascosti, in un tubo dell’areazione vicino alla finestra, ma quella sera notai che non c’erano più. Temo che lei ne abbia abusato, di nascosto. D’altronde non era la prima volta che tentava il suicidio».

I tentati suicidi
Secondo Argenziano, Stefania aveva cercato già il 16 aprile di strozzarsi con una calza di nylon, e lui glielo aveva impedito. Il marito sostiene che in quel frangente si era procurato un segno rosso sul collo che sarebbe rimasto visibile fino al momento della morte. Anche il 20 aprile, secondo il 40enne, Stefania aveva tentato il suicidio: «Era stata lei a darsi le martellate e io l’avevo fermata» osserva l’uomo. Inoltre afferma che lui stesso, ogni tanto, tenta il suicidio, come sarebbe avvenuto anche ieri sera (mercoledì).

Un matrimonio contrastato
Argenziano è un uomo che vive all’ombra dei servizi sociali. La casa popolare di via Conca d’oro, dove risiede, è il luogo dove viveva con Stefania, con cui si era sposato a novembre. Il matrimonio è stato osteggiato dalla famiglia Amalfi, residente a Vercelli. Le sorelle hanno spiegato in questura i loro sospetti, e si sono rivolte anche a “Chi l’ha visto?”, la popolare trasmissione di Rai Tre, poiché lo scorso agosto sono state colpite da una nuova tragedia, l’improvvisa scomparsa nel nulla di un’altra sorella di nome Elisa. «Stefania ci aveva detto che il marito la picchiava – spiega a Varesenews Nunzia Amalfi – e inoltre aveva un’assicurazione e un conto corrente con dei soldi». Argenziano replica: «Io le volevo bene e non voglio i loro soldi. E’ vero che abbiamo un conto cointestato, ma è stata lei a volerlo. Quando tentò il suicidio una prima volta, scrisse anche una lettera in cui spiegò che solo io le avevo voluto bene e in cui disse, ai parenti, che mi dovevano lasciare stare».

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 07 Maggio 2015
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