Appalti in ospedale, l’inchiesta si allarga

Il sistema degli appalti gonfiati non riguarderebbe solo l'ospedale gallaratese. Chiuso un troncone (4 richieste di rinvii a giudizio) se ne apre un altro in Piemonte con altri indagati

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Sei persone denunciate, tra cui due funzionari pubblici di due ospedali (Gallarate e Torino) e vari dirigenti d’azienda oltre a ben 2,5 milioni di euro sequestrati. Si è conclusa con una conferenza stampa congiunta l’indagine “Clean Hospital” sul complesso mondo degli appalti nella sanità pubblica che getta un faro sul funzionamento, spesso non proprio trasparente, dei controlli da parte dell’amministrazione

Questi i risultati  raggiunti in un anno e mezzo di indagine, partita da un esposto del Movimento 5 Stelle regionale e condotta  dalla Guardia di Finanza Gallarate, guidata dal capitano Precentino Corona, e dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio con il sostituto procuratore Luigi Furno.

Qualcosa era già trapelato nei mesi scorsi in merito all’illecito e fraudolento sistema di gestione delle procedure di appalto e di affidamento del “Servizio di manutenzione delle apparecchiature elettromedicali” dell’Azienda Ospedaliera di Gallarate (Ospedale Sant’Antonio Abate), che ha consentito, dal 2005 ad oggi, di garantire sempre alla stessa società, la Prima Vera di Domenico Catanese, l’affidamento dello specifico servizio. Un dominio durato quasi dieci anni che si è potuto sviluppare semplicemente creando una società fittizia, la Galileo Technologies che a partire dal 2010 si è aggiudicata gli appalti effettuati in regime di Consip, la centrale unica degli appalti creata dallo Stato proprio per abbattere i costi per le casse pubbliche. Come spesso accade in Italia: fatta la legge, trovato l’inganno.

Il sistema era scientifico ed è stato sostanzialmente confermato dall’audit interno messo in atto dal direttore Humberto Pontoni. Attraverso la fraudolenta maggiorazione del valore dei beni elettromedicali oggetto della convenzione, la società in questione conseguiva proventi maggiorati ingiustificati con conseguente danno economico, sia per l’azienda ospedaliera appaltante, sia per l’intero sistema sanitario regionale.

Grazie alla compiacenza di un funzionario dell’ospedale di Gallarate la maggior parte dei beni oggetto di convenzione, veniva sopravvalutata sia includendo beni addirittura non risultanti tra i cespiti dell’azienda ospedaliera, sia continuando a conteggiare beni non più utilizzati e già dismessi.

La complessa attività di analisi – su oltre cinquemila beni di proprietà dell’Azienda S. Antonio Abate di Gallarate, confluiti nel servizio di manutenzione – ha consentito di accertare beni per a 15,5 milioni di euro, mentre il valore ipotizzato nell’appalto era pari a 36 milioni di euro, il doppio del valore contabile effettivo. Di conseguenza, il canone annuale di convenzionamento veniva sopravvalutato.

Gli inquirenti hanno accertato che, dal 2010 al 2014, l’Azienda Ospedaliera Sant’Antonio di Gallarate, a fronte di un canone realmente dovuto pari circa 2,3 milioni di Euro, ha corrisposto alla società esecutrice del servizio, un canone complessivo riscontrato pari a quasi 5 milioni, con una differenza pari a ben  2.550.000 euro, la quale costituisce il profitto illecito e il danno economico per l’Ente pubblico.

Durante l’attività investigativa, le Fiamme Gialle gallaratesi, hanno accertato che analoghe procedure relative al convenzionamento delle strutture ospedaliere, erano state utilizzate anche in altre realtà territoriali. In particolare, è emerso che per lo stesso periodo (2010 – 2014) un appalto analogo, per circa 3,5 milioni di euro era stato affidato alle stesse aziende coinvolte, dall’ASL Torino 1. Gli atti relativi a questo troncone di indagine saranno trasmessi alla Procura di Torino.

Abuso d’ufficio, falso, turbativa d’asta, truffa ai danni dello Stato, danno economico e subappalto non autorizzato sono i reati contestati a vario titolo ai sei denunciati. Per quattro di questi (un dipendente dell’ospedale di Gallarate, il proprietario della Prima Vera Domenico Catanese e altri due dipendenti della società) il sostituto procuratore Furno ha chiesto il rinvio a giudizio per i fatti riguardanti l’ospedale di Gallarate.

Dell’attività è stata informata l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), nonchè alla Corte dei Conti per il danno erariale quantificato in oltre € 2.500.000 euro.

Il comandante provinciale della Guardia di Finanza Francesco Vitale: «Il controllo della spesa pubblica, obiettivo strategico della Guardia di Finanza, posto in essere attraverso il controllo degli appalti pubblici e il contrasto di truffe, abusi e sprechi, tende a favorire migliori e sempre maggiori servizi alla collettività, soprattutto in settori delicati quali quelli della previdenza ed assistenza sanitaria, destinati proprio a quelle fasce di cittadini maggiormente bisognosi di tali servizi».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Luglio 2015
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