L’origine dei Sacri Monti

Nati intorno al 1500 grazie all’ordine dei Francescani, nel tempo sono diventati punto di riferimento dei pellegrini

giovanni testori apertura

Da quando –attorno al 1500– la visita dei pellegrini in Terra Santa si fece sempre più pericolosa, l’Ordine dei Francescani, tradizionali custodi del Santo Sepolcro, intraprese una delle più straordinarie opere di disegno territoriale, conosciuta con il nome di Sacri Monti.

A Varese, Varallo, Ossuccio, Oropa ma anche in Polonia, Spagna, Brasile, i Sacri Monti, come esempio di percorso sacro, hanno creato straordinari scenari artificiali resi vivi oggi oltre che dalla devozione dal forte radicamento identitario delle popolazioni del luogo. In questa sequenza di architetture, percorso e racconto, memoria e paesaggio si fondono in un progetto unitario e diventano il pretesto per raccontare storie parellele dove l’idea di pellegrinaggio e di narrazione definiscono assieme all’arte, la scultura e l’architettura luoghi sorprendenti in equilibrio tra natura e artificio.

Tre diverse scale di grandezza provano a definire i principi sottesi a questi progetti ricercando temi comuni o distanze necessarie. Le vie dei pellegrini –alla scala territoriale– dalla Via Francigena che attraversa l’Europa verso Roma alla Ruta del Peregrino in Messico teatro di una recente sperimentazione architettonica oppure, all’estremo opposto –alla scala scultorea– la Via Crucis come tema affrontato da molti tra i maggiori artisti del Novecento, confermano il principio compositivo dei Sacri Monti, ripropongono la medesima spinta ideale alla grande e alla piccola scala.

In occasione della mostra al Castello di Masnago e Sala Veratti due guide autorevoli, un architetto e un letterato, accompagnano in un certo senso il percorso espositivo introducendo il capitolo dedicato ai Sacri Monti: Aldo Rossi e Giovanni Testori propongono un punto di vista entro il quale si vorrebbe affrontare il tema dei Sacri Monti, considerati non un monumento o un progetto immobile ma un testo straordinario della nostra storia, dell’architettura, dell’arte, da cui elaborare sempre nuovi progetti, da cui trarre contenuti per la quotidianità.

In particolare la figura di Giovanni Testori cui si deve la riscoperta e valorizzazione di questi straordinari cantieri culturali diventa un costante riferimento per descrivere i temi in mostra riferiti al Sacro Monte.

Il Gran Teatro Montano a 50 anni dalla prima edizione, il restauro recentemente concluso di due sculture della salita al Pretorio attribuite a Gaudenzio Ferrari dallo stesso Testori oppure lo scritto a commento delle tre Via crucis di Lucio Fontana a cui si vuole rendere omaggio a Sala Veratti, sottolineano con naturalezza la centralità della lettura di Testori nei confronti di questo tema. Al progetto di architettura anche quando non realizzato, dall’esperienza di Zodiac per l’ampliamento del Sacro Monte di Arona del 1992 alla Capilla de las olas in Chile immaginata per questa mostra da Cristián Undurraga, il compito di dar forma e tradurre in spazi da abitare temi radicati nel passato ma sempre contemporanei

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Pubblicato il 02 Ottobre 2015
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