L’imprenditore deve ripensare il suo mestiere

Federico Visconti, rettore della Liuc, Davide Galli, presidente di Confartigianato, e Francesco Cancellato, direttore de "LInkiesta", hanno partecipato alla tavola rotonda dedicata al rapporto tra banche e piccole imprese

Non appena Carmine Tripodi, docente della Bocconi, finisce di illustrare i risultati della ricerca riguardante i rapporti tra banche e piccole imprese, Francesco Cancellato direttore de “Linkiesta“, rivolgendosi ai partecipanti della tavola rotonda, pone una domanda semplice: che cosa vi ha colpito?
«Sono due soggetti che non dialogano –  risponde Davide Galli, presidente di Confartigianato Imprese Varese -. Gli imprenditori sono convinti di poter fare tutto pur non avendone le competenze e neanche il tempo, impegnati come sono a lavorare. Criticano le banche ma poi ci vanno con deferenza. È un ritratto nudo e crudo di noi artigiani».

Confartigianato per superare questa situazione  ha scelto di fornire alle imprese le competenze necessarie e gli strumenti adatti, come “Credit Pass, in linea con quanto illustrato dall’ultima slide della presentazione di Tripodi che, per colmare la distanza tra banche e imprese, suggerisce di dare contenuti di valore senza fare sconti sulle conoscenze. Questa scelta genera fiducia, aumenta la reputazione e fa dell’associazione un punto di riferimento in caso di problemi. «Ci sono nuovi strumenti alternativi alla banca per finanziare le imprese – aggiunge Galli – il web factoring è uno di questi: permette all’azienda di cedere a un operatore specializzato una parte significativa dei propri crediti commerciali. All’estero funziona molto».

Federico Visconti, rettore della Liuc di Castellanza, che per molti anni ha insegnato alla Bocconi, parte dalla considerazione che il rapporto tra banche e piccole imprese continua ad essere complicato e tutt’altro che risolto. «Siccome il tempo corre veloce – dice Visconti – mi chiedo se sei anni fa avremmo avuto la stessa percezione delle imprese e degli istituti di credito. Gli elementi di vulnerabilità, l’incapacità di saper leggere i propri bisogni, la tendenza a rattoppare e non a progettare sviluppo suggeriscono di provare a leggere dinamicamente i contenuti delle scelte degli imprenditori nei prossimi anni».

Il rettore della Liuc insiste sul cambiamento necessario sia delle banche che degli imprenditori, ricordando però che il sistema deve rimuovere quegli ostacoli burocratici ai finanziamenti e capire meglio le esigenze di ogni particolare settore. Obiettivo ben lontano se, come ricorda Galli con una punta di amara ironia, ci sono volute settantadue firme e 42 pagine per finanziare l’acquisto di un nuovo tornio per la sua azienda. «Dovremmo pretendere – conclude il presidente di Confartigianato – che i moduli per i finanziamenti siano di una pagina, al massimo due, così come due dovrebbero essere le firme».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Gennaio 2016
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