La mercorella
Nuova tappa del percorso naturalistico tra le bellezze del Varesotto grazie al nostro lettore Teresio Colombo

Il giorno 2/3 decido di andare a vedere la vegetazione del piccolo lago di Ganna, parcheggio all’inizio della strada che conduce al campo di calcio e scendo lungo la carreggiata che fiancheggia la Badia per raggiungere la zona umida sia del Pralugano sia del laghetto. La Badia, gioiello della provincia di Varese, è una costruzione che la tradizione fosse voluta dallo zio vescovo per ricordare il martirio del nipote Gemolo e dell’amico Imerio; dei fatti accaduti presumibilmente poco prima dell’anno mille mentre la costruzione della Badia venne autorizzata nel 1095 dal vescovo di Milano che vide l’importanza di questo sito alla congiunzione di importanti vie di collegamento fra il centro-nord della penisola e la zona media europea sia per le attività commerciali sia per i pellegrinaggi verso Roma consentendo ai frati una notevole autonomia dovuta anche all’utilizzo delle terre ricavate sia riducendo la superficie del lago sia riordinando il deflusso delle acque.
La Badia è stata più volte modificata per far fronte a nuove esigenze sino al suo decadimento in importanza ed economico quando il Papa ordinò la cessione del patrimonio accumulato. Ai visitatori si suggerisce la visita alla chiesa della Badia nonché al piccolo museo nei locali della foresteria. La scelta di Ganna è dovuta al fatto che spesso mi è capitato di ritrovare specie di fiori particolarmente interessanti. Laddove dovrei incontrare il croco vedo che non c’è nulla in fiore, decido quindi di seguire la strada che conduce al lago ma ecco che vedo una piantina di Mercorella comune (1) (Mercuriale annua) che suppongo di sesso maschile perché essendo pianta dioica in genere gli esemplari maschili compaiono prima di quelli femminili, la pianta è considerata tossica ed è stata utilizzata, in epoca Medioevale, quale purgante addirittura e nel centro Europa è stata usata a scopo alimentare perché dicevano che la tossicità veniva eliminata con la cottura.
Caratteristica di questa pianta è di liberarsi dei semi maturi i “sparandoli2 fino ad un metro di distanza. Meravigliosi da vedere sono i rami del Salice delle capre (2) (Salix caprae) dalle infiorescenze inizialmente ricoperte da una peluria bianco argento almeno nei primi giorni in cui appaiono. Intanto devo notare che l’amministrazione del Parco ha fatto ripristinare le cannucce di isolamento nei punti di più facili osservazione, purtroppo in questa stagione gli animali acquatici sostano più facilmente nel canneto e raramente si vedono. Più avanti ritrovo il sempreverde Equiseto invernale (3,4) (Equisetum hyemale) di cui colgo la fotografia di un ramo fertili abbastanza vicino al sentiero e una foto dell’insieme. Arrivo così alla sorgente dei “sassi rossi” (5) che si racconta siano apparsi quando Gemolo venne decollato dal Rosso di Uboldo, invece è tipico del porfido apparire di un rosso vivo quando è in situazione di forte umidità, anche il Borromeo in visita a Ganna prese alcuni sassi rossi per portarli nella residenza a Milano, il racconto di quella decapitazione continua dicendo che il decapitato raccolta la sua testa si rimise in sella e raggiunse il luogo ove ora sorge la Badia. E’ necessari ricordare che li il fiume Margorabbia ha origine dalla zona sommitale della Martica da cui scende in modo precipitoso formando cascate e laghetti per successivamente interrarsi e riapparire dapprima in luogo di leggera discesa e successivamente in parte così piana da suddividersi in diverse ramificazioni (6) rafforzate da risorgive di cui quella ritrovata al momento della collocazione dell’altare nella cappella votiva (7) costruita, una prima volta nel XV° sec. e ristrutturata nel XX° sec., si ritrovò nel luogo destinato all’altare decidendo di incanalarla e farla risorgere nel prato antistante la cappella.
A questo punto decido di fare un giro attorno al lago didattico realizzato dal Parcoi, al fine di ricercare qualche pianta di dafne mezereo, trovo alcuni esemplari di Anemone Silvia (8) (Anemone nemorosa) cercando di ritornare alla macchina il più rapidamente incontro delle signore che mi chiedono cosa fosse il fiore giallo che hanno visto o accennato alla possibilità che si trattasse di calta palustre, dalle facce si capiva che non accettassero la soluzione proposta, ma io ho continuato la strada soffermandomi ad un Anemone triloba (9) (Hepatica nobilis). Il giorno successivo ripasso con l moglie questa volta decidendo di portarci verso il Pralugano per verificare i fiori gialli che mi erano stati segnalati il giorno precedente ma non ne abbiamo incontrati il dubbio è che parlassero di fiori sulla salita per Brinzio ed in quel caso i fiori gialli non potevano essere che il falso bosso nella versione più chiara che lì è presente con una certa abbondanza, decidiamo di rientrare e, vedendo i frutti maturi dell’Edera (10) (Hedera helix) mi fermo a fotografarli. Teresio colombo
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