Piano Territoriale Regionale, Legambiente teme “colate di cemento”

Al Pirellone la prima presentazione del Piano Territoriale Regionale. L'accusa: "Entro il 2025 sacrificati 37.210 ettari di suolo agricolo"

Brucia un prato lungo la Varesina (inserita in galleria)

Oltre 37000 ettari di spazi agricoli e naturali potranno essere cementificati da qui al 2025: è questa la proiezione che Legambiente calcola a partire dai dati che verranno illustrati oggi alla conferenza di VAS del Piano Territoriale Regionale (PTR), lo strumento con cui Regione Lombardia traduce in indirizzi vincolanti la contestata Legge 31 del 2014, che la Regione considera una legge “contro il consumo di suolo” e che invece associazioni ambientaliste hanno ribattezzato ‘ammazzasuoli’.

Il consumo di suolo in Lombardia sarà pianificato

La legge 31/2014 affida infatti al PTR il compito di definire l’entità della riduzione del consumo di suolo da tradurre in indici precisi e vincolanti rispetto alle previsioni dei PGT. Compito che l’adeguamento del PTR, di cui oggi è annunciata la prima conferenza di VAS, ha svolto prescrivendo una riduzione del 45% delle superfici residenziali e del 20% di quelle produttive previste nei cosiddetti ‘ambiti di trasformazione’ previsti dai documenti di piano comunali, da qui al 2025. E così, partendo da piani comunali notoriamente gonfiati, la dieta regionale impone di scendere a 4348 ettari di previsioni residenziali su suolo libero, e 7162 ettari di previsioni produttive. A cui si sommano 1739 ettari di nuove infrastrutture (essenzialmente strade) previste su aree agricole. Il totale dunque ammonterebbe a 13.249 ettari (laddove per effetto delle previsioni dei PGT dei comuni lombardi attualmente, invece, ne sarebbero contemplati 19.629). Un grande risultato? Per nulla. Si tratta, infatti, di cifre del tutto ipotetiche e largamente eccedenti quanto concretamente potrà essere realizzato nelle condizioni attuali del mercato edilizio. E questo anche perché il PTR non si occupa della più consistente fetta di territorio considerato appetibile per le nuove costruzioni, vale a dire delle aree libere, in gran parte dei casi ancora agricole, che i comuni hanno incluso nel perimetro dei cosiddetti ‘tessuti urbani consolidati’, considerandole come zone di necessario completamento.

Un trabocchetto al limite della frode, ma perfettamente legittimo per la legge regionale, che da solo vale la bellezza di 23961 ettari secondo gli ultimi dati disponibili, aggiornati solo al 73% dei comuni lombardi (il dato attuale è dunque sicuramente molto maggiore). Numeri che sommati ai territori degli ambiti di trasformazione su cui si dovrebbe operare la riduzione prevista dal PTR, producono la cifra impressionante di 37210 ettari di suoli agricoli che potrebbero essere cementificati, da qui al 2025, in ossequio alla legge che dichiara di voler ridurre il consumo di suolo. Se si proietta il dato sull’intero periodo, si tratta di 4135 ettari all’anno: 80 mq di suolo cancellato al minuto.

Legambiente boccia il PTR

Per effetto del nuovo PTR, dunque, la Lombardia pianifica una stagione di impetuosa cementificazione, paragonabile agli anni del massimo boom delle costruzioni, gli anni dal 1999 al 2007, nei quali in Lombardia si è costruito al ritmo di 4270 ettari all’anno.

Il giudizio severo di Legambiente sul nuovo PTR suona come «un’amara conferma delle facili previsioni fatte alla vigilia dell’approvazione della norma che la maggioranza di Palazzo Lombardia celebrava come “la prima legge in Italia per fermare il consumo di suolo”»: secondo Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia «Siamo in presenza di una norma e di un piano mistificatori, che imporranno a province e comuni enormi complicazioni per arrivare a legittimare una spalmatura di cemento in ogni caso molto superiore a quella che le condizioni del mercato edilizio potrebbero realisticamente determinare nel prossimo decennio. In Lombardia, la regione più cementificata d’Italia, in presenza di enormi aree dismesse e sottoutilizzate, continua a mancare una legge che contrasti il consumo di suolo e dia impulso alla rigenerazione urbana e, in generale, all’edilizia del recupero».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 10 Marzo 2016
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