Regione e Frontalieri all’incontro sul dialogo economico italo-svizzero
Si è tenuto ieri ad Ascona il "IX Dialogo Economico Italo-Svizzero", un incontro interministeriale a cui per la prima volta era presente anche Regione Lombardia

Si è tenuto ieri ad Ascona, in Canton Ticino, il “IX Dialogo Economico Italo-Svizzero”, un incontro interministeriale a cui per la prima volta era presente anche una delegazione della Regione Lombardia.
L’incontro, promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico, si è concentrato inizialmente sulla Legge Imprese Artigiane (LIA), che dovrebbe entrare in vigore dal primo agosto e che obbliga i piccoli artigiani italiani che vogliono lavorare in Canton Ticino ad iscriversi all’albo delle imprese artigiane dello stesso Cantone a condizioni che in molti giudicano restrittive e onerose.
I delegati della Regione hanno chiesto una proroga della LIA e ne chiederanno la revisione in un apposito tavolo presso la Regio Insubrica.
L‘attenzione si è poi spostata sul tema dei frontalieri, uno degli ambiti trattati dalla revisione dell’accordo fiscale tra Roma e Berna in vigore dagli anni Settanta.
Quello di ieri è stato il primo incontro interministeriale a cui è stata invitata anche la Regione Lombardia, che, pur estromessa fino ad ora dalle trattative sull’accordo transfrontaliero, aveva già espresso atti di indirizzo in cui si chiedeva di tutelare i frontalieri e garantire i fondi necessari per i comuni di frontiera. Proprio i delegati di Regione Lombardia Francesca Brianza e Alessandro Fermi, referenti per il tema dei frontalieri rispettivamente per la Provincia di Varese e per quella di Como, hanno incontrato una delegazione dell’Associazione Frontalieri Ticino.
“Il nuovo accordo la cui firma è attesa nel mese di luglio e che entrerà in vigore nel 2018, penalizzerà fortemente i comuni di frontiera ed i lavoratori frontalieri delle province di Como, Varese e Sondrio, andando ad interessare direttamente 60.000 famiglie ed indirettamente 500.000 cittadini lombardi (calcolando l’indotto, ossia le attività produttive che lavorano principalmente con clienti frontalieri) – spiega l’Associazione – Se da una parte infatti non ci sarà più alcuna certezza sui ristorni ai comuni di frontiera, che rappresentano entrate fondamentali per chiudere i propri bilanci, dall’altra i frontalieri vedranno fortemente aumentare la propria tassazione”.
Durante l’incontro è stata ribadita la volontà di aprire al più presto un tavolo di lavoro con parlamentari lombardi, sindaci, rappresentanti delle Comunità Montane, Province, forze sociali e la stessa Associazione Frontalieri Ticino per individuare soluzioni concrete per le problematiche dei territori di confine.
Tale volontà è stata formalizzata il 3 maggio dal Consiglio regionale che ha approvato all’unanimità una mozione con la quale si invita la Giunta regionale ad attivarsi per costituire un gruppo di lavoro e confronto.
Due in particolare le problematiche che verranno affrontate: la nuova tassazione fiscale sulle buste paga che scatterà con il nuovo accordo firmato da Roma e Berna e penalizzerà i lavoratori, e il trasferimento delle tasse dei frontalieri verso i comuni di residenza, elemento quest’ultimo che incide sugli equilibri dell’economia transfrontaliera, stimata in circa 80 milioni di euro.
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