Un No semplice

Quando si prende una sberla si resta frastornati, ma non si può non ascoltare quello che hanno deciso gli elettori. Ora la parola passa al Presidente della Repubblica e non sarà una crisi facile da risolvere

Avarie

Arrivati a questo punto, tenendo conto della complessità che stiamo vivendo, la dote più grande sarà riuscire a semplificare. Gli elettori lo hanno fatto. Prima andando a votare in massa, e poi dando una sonora sberla a Matteo Renzi e a quanti hanno creduto di poter confermare le riforme della Costituzione passate ben sei volte in Parlamento.

La scommessa del segretario del Pd è stata un azzardo e, con lo stile che lo contraddistingue, con coerenza, se ne è assunto tutta la responsabilità. È inutile nascondersi dietro a un dito, il voto, oltre che nel merito delle proposte di cambiamento, è stata una risposta politica chiara e netta.

È un NO che non significherà solo mantenere lo status quo prima delle riforme. È un NO che vorrebbe originare una vera valanga politica. In parte la neve si è già mossa, anche con una grande massa. Hanno ragione gli esponenti del Movimento 5stelle. Non è la vittoria dell’antipolitica, ma non ci sbagliamo di molto se diciamo che ha vinto una assoluta semplificazione delle cose.

Da mesi assistiamo a una contrapposizione totale e alcune forze politiche lo hanno evidenziato anche nei propri manifesti. L’obiettivo era “Renzi a casa”. Facile, diretto, efficace. Tanto più quando riesci a far credere che votando NO avresti fatto vincere la voglia di cambiamento.

Non serve scomodare la campagna elettorale americana e l’affermarsi di una fase definita “post verità”, dove semplificare spesso significa non attenersi nemmeno ai fatti fregandosene anche delle balle che si dicono. Questo non vale per tutti, ma oggi a intestarsi quella vittoria non è certo parte della politica più raffinata o quella sinistra che si è messa di traverso alla riforma.

Semplificare con i NO è facile. Oggi sappiamo che può esser anche vincente. Sarà da vedere cosa si potrà fare tenendo conto invece delle realtà molto più complesse e intrigate. Il problema non sarà tanto nelle leggi elettorali, che pure sono essenziali per garantire la stabilità, ma nelle tante cose lasciate a metà dall’attuale governo. Questioni importanti in diversi campi dall’economia al sociale, dall’organizzazione all’amministrazione pubblica.

Nel nostro piccolo pensiamo solo ai decreti per la nuova legge dell’editoria o al team appena insediato per la trasformazione digitale. Sono due punti delicatissimi che hanno a che fare con l’informazione e l’innovazione. Se si blocca il processo riformatore ne risentiranno in modo diretto tanti posti di lavoro, ma soprattutto l’impianto del cambiamento avviato negli ultimi mesi. Sono anni che l’Italia rincorre. Sono temi strategici che hanno a che fare con le infrastrutture e con il racconto del nostro Paese. Vale a poco parlare di Industria 4.0 se poi abbiamo problemi enormi con un ritardo tecnologico e culturale imbarazzante.

Questo solo per fare esempi dove abbiamo direttamente qualche competenza. Il fatto è che dopo mille giorni sono ancora tante le questioni rimaste in mezzo a un guado. Per non parlare poi delle condizioni internazionali in cui avevamo fatto importanti passi avanti e che ora una lunga crisi rischierebbe di vanificare.

Quando si prende una sberla si resta frastornati, ma non si può non ascoltare quello che hanno deciso gli elettori. Sarà bene cercare di ricucire strappi pesanti a cui abbiamo assistito in questi mesi. Il voto è stata anche una straordinaria voglia di esprimere il proprio parere e di farlo su ciò che di più caro ha il nostro Paese. Proprio per questo, senza un assetto stabile e capace di affrontare da subito le questioni, forse sarebbe bene prendere in considerazione da subito il voto anticipato.

Torniamo così all’inizio di queste brevi considerazioni. Il Presidente della Repubblica ha l’esperienza e la saggezza per compiere le scelte giuste. Certamente sarà una bella prova trovare soluzioni praticabili con semplicità, di fronte a tanti che, anche per biechi calcoli politici, fanno finta di non vedere le complessità che stiamo vivendo.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Dicembre 2016
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