Il Bernascone fu disegnato così

Un team di architetti ha fatto rifiorire il progetto originario del campanile di Varese del 1600. Eccolo a confronto con l'originale

Il lancio della ristrutturazione del campanile di Varese ha portato a una bella riscoperta. Il progettista, Giuseppe Bernascone, elaborò un disegno che, ancora oggi, è custodito presso l’archivio della basilica di San Vittore. Lo abbiamo messo a confronto con le immagini scattate oggi della torre campanaria.

Galleria fotografica

Il campanile del Bernascone, ieri e oggi 4 di 8

Non tutte le idee del progettista furono messe in pratica. Ad esempio non furono posizionate le statue, disegnate a mezza altezza, circa 30 metri, in alcune nicchie. E anche l’ipotesi di un campanile conico a punta (nella gallery), venne scartata a favore della testa a cipolla. Il Bernascone oggi è alto circa 80 metri, ma venne completato, seguendo quel disegno, solo nel 1774. Campanile Bernascone (confronti)

L’architetto Giorgio Vassalli, uno dei progettisti che si occuperà della futura ristrutturazione, ha recuperato il documento e insieme ai suoi collaboratori ne ha elaborato una copia fotografica, nel suo studio, che ha eliminato quasi tutti i danneggiamenti del tempo.

La carta originale, infatti, é difficile da decifrare, ma il lavoro fatto in studio dagli architetti del suo team è stato prodigioso e ci restituisce il tocco del Mancino, come veniva soprannominato l’architetto varesino. Il disegno potrebbe essere datato intorno al 1616, l’anno in cui venne affidata al Bernascone la costruzione del nuovo campanile di San Vittore. I disegni sono tratteggiati con una mano semplicemente meravigliosa. L’incredibile, osserva l’architetto Vassalli, è che quello è probabilmente il progetto originale.

I disegni del Bernascone campanile

(L’architetto Giorgio Vassalli)

Il Mancino è stato l’artista e architetto di tutta la Varese della Controriforma: era il progettista della fabbrica di San Vittore, ingrandita e modificata alla fine del 500, ma soprattutto delle cappelle del Sacro Monte, di cui fu lo scenografo. Pare che, per quella impresa, non abbia voluto soldi.

varie animali

LA BIOGRAFIA DEL MANCINO

La voce è tratta dell’enciclopedia Treccani.

di Leopoldo Giampaolo

BERNASCONE (Bernasconi), Giuseppe, detto il Mancino. – Nacque a Varese, secondo alcuni nella castellanza di Biumo Inferiore, secondo altri nel quartiere di San Giovanni, nel 1560 circa. I familiari appartenevano a un antico ceppo di “magistri” dediti ad arti varie. Il B. divenne un bravo intagliatore, ma gradatamente passò all’arte muraria che offriva maggiori possibilità di lavoro. La tradizione vuole che entrasse nella scia del Tibaldi, che nel 1578 era stato chiamato a Varese per la stesura dei progetti per la riedificazione della basilica di S. Vittore. Il Tibaldi non diresse personalmente i lavori, che ebbero inizio nel 1580, affidati a capomastri vari; fra essi, a partire dal 1585, troviamo il B., che prestò la sua opera con frequenza sempre maggiore e finì per diventare l’uomo di fiducia della fabbriceria responsabile, che ricorreva a lui anche per collaudi e perizie e, quando si passò alla costruzione e decorazione delle cappelle laterali, per disegni e modelli. I lavori procedettero con grande lentezza e terminarono solo nel 1614.

Campanile Bernascone (confronti)

(Un particolare del campanile)

Erano anni, per Varese, di grande fervore edilizio: si ricostruirono o ampliarono, oltre alla basilica, anche numerose chiese e conventi, si demolirono diverse case per ingrandire le piazze antistanti la basilica e il pretorio, che fu riassestato, e a lato vi fu costruita una bella casa con un tipico broletto. Si vuole che l’opera del B. fosse ripetutamente richiesta per questi lavori, ma cenni sicuri del suo intervento si hanno solo per la chiesa di S. Antonio (1592-1606, sua è fra l’altro la facciata) e per quella di S. Giuseppe. Nonostante la stima che se ne aveva egli era, però, ritenuto semplicemente uno dei buoni capomastri del luogo e talvolta nei documenti non si trova che il nome col soprannome “Mancino”, accompagnato tutt’al più col titolo “magister”; solamente più tardi il B. verrà chiamato architetto.

Nel 1598 il B. fu prescelto dalle suore del monastero del Sacro Monte, amministratrici della basilica che vi sorge, per la costruzione del nuovo campanile della chiesa. Egli seguì nel progetto il desiderio delle conunittenti che volevano un campanile robusto con spigoli e basamenti di vivo sasso. Il B. escluse il calcare del monte e preferì la pietra cristallina, dei massi morenici delle colline sottostanti e, per dare all’insieme maggior effetto coloristico, vi unì il mattone, connubio a cui resterà fedele anche più tardi. I lavori ebbero inizio nel 1599 e l’anno successivo erano già alla fine.

Nel 1604 dava inizio al suo più grande lavoro: la costruzione della chiesina dell’Immacolata, delle quattordici cappelle, degli archi che sorgono lungo il vialone che sale a S. Maria del Monte di Varese, opera posta sotto il patrocinio del cardinale Federico Borromeo e che ebbe grande risonanza. Fu disegnatore minuzioso ed instancabile sia dell’insieme sia del particolare (anche i disegni delle grate delle finestre sono suoi). La costruzione dei tempietti destinati ad accogliere la raffigurazione plastica e pittorica dei misteri del rosario durò dal 1604 a poco oltre il 1619, mentre la loro sistemazione interna si prolungò assai oltre.

Il B. rivelò un felice intuito nella distribuzione dei tempietti sul pendio del monte, nell’intonare la loro architettura al paesaggio, nel dar loro linee varie ed eleganti. Si vuole che prendesse ispirazione dal santuario d’Orta, la cui costruzione era stata iniziata nel 1590, ma le cappelle varesine sono nettamente migliori per estro e disegno. Alcuni studiosi cercarono di scoprire quali artisti e monumenti prendesse a modello; non è difficile trovare riferimenti che dimostrano non solo l’influenza delle correnti architettoniche milanesi, ma anche un vasto eclettismo che lo spinse ad ispirarsi persino al tempietto dello Sposalizio della Vergine di Raffaello. La costruzione delle cappelle fu il lavoro prediletto del B., che prese a qualificarsi “architetto della Fabbrica delle cappelle del Sacro Monte”, ed architetto incominciarono a chiamarlo anche i contemporanei ammirati.

Nel 1616 veniva affidato al B. l’incarico di costruire il nuovo campanile della basilica- di S. Vittore di Varese; il B. ricorse ancora alla beola ed al mattone e creò uno dei più noti campanili barocchi della Lombardia. Non sembra che la sua attività uscisse da Varese, che gli offri sempre quantità di lavoro sufficiente per raggiungere un certo benessere. La tradizione gli assegna opere anche altrove, ma finora mancano i documenti.

Il B. non fu solo architetto ed intagliatore, ma anche agrimensore: gli archivi locali conservano misurazioni, spartizioni, stime di terreni da lui eseguite; appaltò persino lavori stradali; nulla ci è rimasto della sua opera di scultore. Sembra fosse uomo assai pio; per l’opera prestata a favore della fabbrica delle cappelle non volle compenso. Si sposò, pare, nel 1585 ed ebbe diversi figli. Si pensa morisse nel 1625 o poco dopo: dagli archivi non sono ancora emerse le date esatte della nascita e della morte.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 26 Gennaio 2017
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Il progetto del campanile di Varese del 1600 4 di 15

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