Il mondo non va avanti per algoritmi ma per libertà che si impegnano

L'arcivescovo di Milano ha affrontato il tema delle disuguaglianze e delle povertà. «L’infelicità degli italiani mi sembra una forma di autolesionismo un po’ sospetta»

Liuc generico

C’era molta attesa per l’intervento di monsignor Mario Delpini all’università Liuc di Castellanza sul tema delle disuguaglianze. E lui non l’ha tradita. L’arcivescovo di Milano, stimolato dall’introduzione di ben tre economisti, anzi, da un aziendalista, che risponde al nome di Federico Visconti (rettore della Liuc), e due economisti, Rodolfo Helg (Liuc) e Luca Corazzini (Università Cà Foscari di Venezia), ha superato di slancio le «esternalità positive» generate dal progresso per andare al cuore del problema: la responsabilità individuale.

I dati presentati dai professori Helg e Corazzini dimostrano che con la crescita economica si riduce la povertà estrema, tanto che nel 2015 ben un miliardo di persone è uscito da quella condizione. Se si osserva invece più da vicino lo stato di benessere dell’individuo, le statistiche evidenziano che la percezione di «stare bene» si concentra soprattutto in due fasi della vita dell’uomo: nella postadolescenza e nella vecchiaia. Mentre il punto più basso lo si tocca nella fascia tra i 40 e i 60 anni.

Per monsignor Delpini «la lettura sapienziale» dei dati statistici, per quanto importante, non esaurisce l’analisi del problema e delle possibili soluzioni per eliminare le diseguaglianze sociali. «Mi devo interrogare su quello che posso fare io perché il mondo non va avanti per algoritmi ma per libertà che si impegnano» dice l’arcivescovo di Milano che subito dopo aggiunge: «Mi sorprendo continuamente di quante forme di generosità e buon vicinato sono presenti dappertutto. L’infelicità degli italiani mi sembra una forma di autolesionismo un po’ sospetta».   

Michele Graglia, presidente della Liuc, concorda sul fatto che la «riflessione personale» sia l’unica arma da usare di fronte ai cambiamenti repentini dell’economia e allo sviluppo della tecnologia. Non la moneta che è un semplice mezzo e tantomeno il pil. Ma ci sono anche disuguaglianze che vanno rispettate e lette in un’altra prospettiva che non sia solo quella del reddito. «È riduttivo – dice la professoressa Eliana Minelli– perché non si tiene conto della natura umana. L’uomo non è solo un massimizzatore di utilità ma è anche un cercatore di senso, un essere relazionale».

«I millennials sono più poveri dei loro genitori». Per il giovane dottorando Niccolò Comerio c’è una evidente disuguaglianza tra diverse generazioni che ne condiziona anche il rapporto di fiducia. E su come ritrovare quel rapporto, Delpini è piuttosto categorico: «La fiducia nei giovani è quasi un luogo comune. Sono i giovani che devono insegnarci ad avere fiducia».

La grande assente nel dibattito alla Liuc è stata la politica, come ha sottolineato lo stesso Delpini, nonostante nell’aula Bussolati ci fossero in prima fila il sottosegretario all’economia Enrico Zanetti e il presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo di Noi con l’Italia e il segretario provinciale del Partito Democratico Samuele Astuti.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Febbraio 2018
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