Perché Luino non ama gli alberi?
L'opinione di un lettore che puntualizza sul caso della nuova piazza Libertà: "Pensate che in Giappone hanno costruito una stazione intorno ad un albero!"
Gentile redazione,
“Perché Luino non ama gli alberi?”
Forse sarebbe più opportuno chiedersi perché sia l’Amministrazione comunale luinese a non amare gli alberi e fa di tutto, ad ogni occasione, per eliminarli. Con una motivazione o l’altra, perché ammalati di cancro colorato o pseudo tali (nessuna contro perizia di verifica o analisi di laboratorio che attesti la malattia ma solo una perizia di parte avallata dall’ERSAF, chissà perché, con mesi di ritardo rispetto alla data inizialmente prevista per l’abbattimento) o perché non consoni ad un nuovo disegno architettonico.
A Luino sotto l’egida comunale si abbattono piante secolari che da sempre hanno fatto parte del paesaggio e della storia della città, alberi sotto i quali hanno passeggiato e forse tratto ispirazione nomi illustri della letteratura italiana come Vittorio Sereni, Piero Chiara e Dario Fo.
Poi ci si chiede perché Luino è triste… Luino è triste anche perché chi dovrebbe essere orgoglioso di amministrala cerca invece di cancellare il suo paesaggio naturale e con questo il suo passato.
Dopo lo scempio del centinaio di platani secolari tra Viale Dante Alighieri e Via Lido ora l’architetto (“a” volutamente in minuscolo), sostenuto da una luminosa commissione urbanistica (“c” volutamente in minuscolo), vorrebbe abbattere tre ippocastani (Aesculus hippocastanum) che da tempo immemore sono siti di fianco al vecchio porto, immediatamente dietro al caffè Clerici, un tempo frequentato da Piero Chiara, ombreggiando sia gli avventori esterni sia lo scrittore stesso, che nel Cappotto di Astrakan menziona “…il giardinetto inghiaiato sempre in ombra dietro, con le piante concimate con i fondi di caffè…” (vedi foto).
Il motivo? Perché pare che la commissione, folgorata da innovative visioni futuriste, ritenga “queste essenze non idonee, troppo ingombranti” e le vorrebbe sostituire con delle palme “ormai caratteristiche di un paesaggio lacustre”.
Caratteristiche di che? Di un par de ciufoli direbbero da qualche parte in Italia, ma quando mai si sono viste palme (peraltro specie invasiva) a Luino se non, e raramente, in qualche giardino privato o tra i vigorosi rami dei platani di Piazza Garibaldi? Che siano queste che saranno reimpiantate? A proposito, quando si provvederà alla pulizia ed alla manutenzione di quei platani? Aspettiamo che anche questi si ammalino o diventino pericolosi, così si avrà l’ennesima motivazione per abbatterli?
In un articolo apparso sulla stampa locale del 20 marzo dal titolo “Piazza Libertà. Ascoltate i cittadini”, l’assessore Alessandra Miglio tra le varie asserzioni cita che “…dobbiamo evitare tagli sconsiderati, ma anche l’immobilismo sentimentale che impedisce di far trovare alle nuove generazioni un paesaggio urbano ben disegnato e alberi sani”.
La signora Miglio mi è anche simpatica e devo riconoscere sempre gentile e sorridente, ma in quanto ai “tagli sconsiderati” l’asserzione, per questa amministrazione, è proprio fuori luogo; “l’immobilismo sentimentale” è un’offesa all’intelligenza, non quella di qualche genio ma a quella della gente normale; “il paesaggio urbano” di Piazza della Libertà senza un filo d’ombra sarà proprio luogo ideale per un’abbronzatura perfetta per le nuove generazioni; mentre per gli “alberi sani”, basterebbe semplicemente averne cura e provvedere alla loro manutenzione.
Un architetto capace ed una commissione urbanistica all’altezza del loro mandato dovrebbero semplicemente essere in grado di sposare la natura esistente con il moderno, vale a dire provvedere alla cura e valorizzazione delle antiche piante attorno alle quali va adagiata la nuova architettura e non il contrario. Un po’ di rispetto per chi ha visto crescere i componenti della commissione quando ancora avevano le braghette corte proprio non guasterebbe.
Troppo facile abbattere e rifare ex novo, chissà, forse ne sarei capace anche io.
Spremersi un po’ il cervello e guadagnarsi sia il progetto che i gettoni di presenza, salvaguardando il paesaggio luinese è proprio così difficile?
Rolando Saccucci
PS: Chi ha cognizione del proprio passato e sa operare per il bene comune ecco un esempio di cosa potrebbe fare:
Una stazione sull’albero
In Giappone, nella periferia di Osaka, c’è un enorme albero di canfora di oltre 700 anni che cresce rigoglioso nel bel mezzo di una stazione ferroviaria. Ha resistito alle intemperie, agli effetti del tempo e si è perfino «opposto» al proprio abbattimento, costringendo gli architetti a ideare la prima stazione-albero al mondo.
Se qualcuno la stava cercando, ecco la prova di come si può vivere in armonia con la natura senza rinunciare alle innovazioni.
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