Arrivano i “custodi sociali” nelle case popolari

Già in corso di sperimentazione a Somma e Jerago, il progetto porterà due operatori che lavoreranno insieme alle famiglie delle case di San Macario

ERP san macario via gelada case popolari

Luca e Luciano fanno i custodi sociali, a Samarate. Cosa significa? «È un servizio di prossimità a contatto con le persone», nelle case popolari. Un po’ sportello di mediazione, un po’ luogo per animare la socialità di cortile, smussare gli angoli delle polemiche tra vicini, creare occasioni d’incontro comune. Insomma: prendersi cura di un quartiere.

La “custodia sociale” che viene attivata in questi giorni a Samarate (venerdì sera il primo incontro) è un’azione del progetto “Revolutionary road”, che prevede tanti interventi diversi in 18 Comuni della zona, con l’idea di creare un “welfare di comunità”.

L’intervento riguarderà le case ERP di via Gelada-piazza Mantegazza, quartiere ristrutturato pochi anni fa.
«L’azione di custodia sociale non è particolarmente semplice – conclude Nicoletta Alampi, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Samarate – si tratta di entrare con le giuste modalità in dinamiche famigliari e di vicinato che, per le condizioni socio-economiche dei soggetti coinvolti, sono molto delicate. Proprio per questo abbiamo deciso di affidarci alle competenze di chi fa questo da anni, come la Cooperativa Intrecci e abbiamo scelto di avvicinarci ancora di più, rispetto a quanto fatto finora, agli inquilini ERP di San Macario Centro, con l’obiettivo di essere li, per loro in casa loro». La coop Intrecci vedrà impegnati la coordinatrice di progetto Francesca Fantini e “sul campo” gli operatori Luca Schifan e Luciano Turriti.

Samarate generica generiche
Schifan, Alampi, Moi e Turrici

Sperimentato già in passato a Samarate (con l’assessore Paolo Bossi), viene ora riproposto con i fondi del progettoRevolutionary Road. Prevede la presenza di due operatori della cooperativa Intrecci, per sei ore ciascuno a settimana. Una presenza che punta a intercettare «tutte le diverse fasce di età presenti» spiega l’assessore Laura Moi, che si è occupata del progetto in virtù della delega all’Edilizia Residenziale Pubblica. «Avere 12 ore in più è un bell’aiuto per cercare di coinvolgere le famiglie».

La custodia sociale è nata a metà anni Novanta nelle grandi città, associato allo strumento dei “contratti di quartiere” che prevedevano interventi di recupero delle zone popolari. In questo senso, pur in scala più piccola, a Samarate si lavora in modo simile, visto che il complesso di 37 alloggi popolari è stato realizzato una decina di anni fa con il recupero di una vecchia filanda. Una delle particolarità è che i “custodi sociali” avranno uno spazio fisico a loro disposizione, i locali della ludoteca. «Lo sportello – dice Luciano Turrici, uno dei due custodi – deve essere un ruolo di riferimento, attraverso cui si possa fare ascolto, fare da filtro, da facilitatori nella comunicazione tra inquilini, lavorando collettivamente. Lo sportello però non è un ufficio reclami, non si sostituisce al Comune».

Un conto è la manutenzione degli spazi (che deve essere garantita dal Comune), un conto la cura degli abitanti, lo sviluppo del buon vicinato che si prende in carico – insieme anche le fragilità, partendo da anziani e bambini. «Il vero obbiettivo – aggiunge Luca Schifan – è smuovere anche le risorse locali L’obbiettivo è intervenire per creare più coesione, magari scoprendo che ci sono risorse che si possono attivare. Il nostro lavoro consisterà nell’offrire uno sportello ma anche a mettere a disposizione le risorse che Revolutionary Road, con le diverse azioni».

Il progetto prevede anche il coinvolgimento delle associazioni locali. Venerdì 25 maggio alle 18 ci sarà primo momento di presentazione agli inquilini in ludoteca, all’interno del complesso di via Gelada.

 

L’esperienza di Samarate non è isolata, in zona: Revolutionary Road ha già attivato un progetto simile a Somma Lombardo (da novembre 2017) e a Jerago con Orago (da marzo). A breve invece si partirà anche a  Cavaria con Premezzo.

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 24 Maggio 2018
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