La forza del cammino passo dopo passo

Da Portomarin a Palas de rei lungo la natura rigogliosa della Galizia. Tanta gente quando mancano 67 km a Santiago

Generico 2018

Il paese è restato in fondo alla valle, allagato dal rio Minõ quando nel 1963 venne completata la diga. L’invaso di acqua non ha risparmiato molto. La chiesa di San Jean venne smontata pezzo per pezzo e poi rimontata dove è sorta la nuova Portomarin. Ci hanno messo molti anni a ricostruirla e ancora oggi sulle pareti si possono leggere i numeri pietra per pietra. Provarono, senza successo, a ripetere il magico gioco di luci che attraverso il rosone illuminava l’abside e l’altare. Ma così come le vecchie case, i campi, i canali, le vigne, quel fascino di secoli andò perso per consentire alla centrale di produrre energia elettrica. 

Una storia come Curon, anche se qui, a differenza del piccolo paese altoatesino, non è rimasta nemmeno l’attrazione del campanile che svetta dalle acque. 

“Hanno distrutto tutto, anche un pezzo di identità e tante persone hanno dovuto andare in analisi per anni”. Racconta il sacerdote che celebra la messa attorniato da altri sei religiosi. 

Una messa speciale in una chiesa piena di italiani perché a Portomarin è arrivato un gruppo di frati, suore e giovani da ogni parte della penisola.  Una celebrazione metà nella nostra lingua e metà in spagnolo. Un Vangelo che racconta il ritorno di Gesù a Nazareth e il suo sgomento perché nessuno è disponibile ad ascoltarlo. 

“Dio manda suo figlio per salvare gli uomini, ma questi non vogliono cambiare, non capiscono perché credere a qualcosa di troppo alto professato da uno che è solo il figlio del falegname”. 

Una predica che non sa di predica con uno stile semplice e molto diretto. La messa lungo il cammino assume un carattere diverso, più intimo e rivolto ai pellegrini a cui si dedica grande attenzione. 

La serata di Portomarin termina nel ristorante Perez, appena fuori dalla zona più transitata, segnalato da una delle tante persone che sono già passate da qui. Una buona scelta e la tavolata torna a otto con Giampaolo, Costantino, Gigi, Thomas, Sabrina, Fabrizio e Paolo. 

Lasciamo la cittadina di buona mattina prima dell’alba. I primi chilometri salgono dolcemente ma in modo continuo. 

La tappa è di media difficoltà, 25 chilometri in tutto attraversando solo piccoli villaggi e restando sempre immersi nel verde. Una vera pista, curata anche quando corre di fianco alle strade minori. 

In questi giorni il panorama è cambiato profondamente. Con questo un po’ anche il clima lungo il cammino. Ci si può dimenticare il silenzio, le atmosfere uniche delle mesetas, perché da Sarria arriva la gran parte dei pellegrini che arriveranno a prendere la Compostela per aver percorso gli ultimi cento chilometri. Arrivano gruppi di ragazzi da ogni parte e con loro anche piccole comitive di adulti spesso chiassosi. C’è un incredibile via vai di taxi e furgoni adibiti al trasporto bagagli. Ogni bar assomiglia a un autogrill nelle ore di punta e spesso si deve fare la fila per qualsiasi cosa. 

In ogni caso si procede e ci si domanda cosa dovrà essere questo tratto del cammino ad agosto quando arrivano circa 50mila persone. Tutto questo affollamento potrebbe essere una delle cause del possibile forte calo delle presenze nel 2018 come denunciano molti operatori. 

Verso la metà del percorso incontriamo un punto dove si può timbrare la credenziale e dove tanti giovani dell’associazione “La fuente del peregrino” offrono caffè e limonata. Con il tradizionale timbro donano un piccolo depliant con i cinque simboli del cammino: la freccia gialla, lo zaino, i cerotti, il bastone e la conchiglia. Su un lato del documento c’è una storia tratta dall’incontro di Gesù con il giovane ricco. 

“Un giovane pellegrino arrivò al monastero in cerca di un vecchio pellegrino, conosciuto come il più saggio. Nonostante la sua giovane età aveva percorso la maggior parte dei pellegrinaggi conosciuti. 

Si avvicinò all’anziano e gli chiese: “Maestro, che cosa devo fare per essere un vero pellegrino?” 

L’uomo lo guardò e senti compassione per lui. 

“Figlio, se davvero vuoi essere un vero pellegrino, torna a casa con la tua famiglia, i tuoi vicini, i tuoi amici e nemici, ascoltali, servili, perdonali e amali. In questo modo diventerai un autentico pellegrino”. 

Si dice che il giovane gettò il bastone, si voltò e se ne andò senza dire una parola, profondamente rattristato. 

Senza dubbio sarebbe stato in grado di camminare ancora migliaia di chilometri con un carico pesante sulle spalle, però non era in grado di svolgere il compito che gli aveva affidato questo uomo saggio”. 

Con il piccolo depliant in una mano e nell’altra il bicchiere di limonata ho raggiunto i miei compagni di viaggio e una volta rimesse le scarpe abbiamo ripreso la via verso Palas de rei a soli 67 chilometri da Santiago. 

Il cammino ti fa scoprire tanto. Una parte è proprio la relazione con gli altri. Si sviluppano rapporti particolari fatto di cose semplici all’inizio e poi via via sempre più profonde e intime anche quando l’altro parla una lingua diversa dalla tua ma ti fa capire che apprezza la tua vicinanza e che ora è parte di un piccolo gruppo. 

Ogni giorno offre nuovi sguardi su chi siamo, e la consapevolezza che passo dopo passo ci si avvicina alla meta, mette in moto modalità diverse con cui si affronta il momento dei saluti. È una fase nuova del cammino. Mancano tre giorni a Santiago e non ha senso perdersi il gusto del tempo che abbiamo ancora davanti. Ma si sa, spesso è facile vedere quando non si è coinvolti. 

Domani tappa più lunga con oltre 28 chilometri e il classico sali scendi ma ancora una volta in mezzo alla natura. Si innesteranno via via il cammino primitivo prima e quello del nord poi. Questo promette ancora più gente lungo la via. 

Resterà compatta la pattuglia con un varesino di importazione, due valdostani anch’essi importati dal sud, un veneto di Rovigo, un toscano autentico (Madonnina è l’esclamazione costante), una Toscana di Prato ma di origini padovane, un foggiano autentico è un tedesco de Alemania che fa sentire la sua voce quasi solo quando risponde al telefono nella sua lingua?

Insomma, è probabile che con Costantino, Gigi, Giampaolo, Fabrizio, Sabrina, Paolo e Thomas si camminerà insieme fino alla cattedrale che conserva le spoglie di San Giacomo.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 09 Luglio 2018
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