Coop dice “no” al caporalato, al lavoro nero e allo sfruttamento
Coop spiega come combatte l'illegalità nel lavoro nei campi: "la battaglia non si vince solo coi controlli, è necessario evitare che la moneta cattiva scacci la buona e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone"
Riceviamo e pubblichiamo
La tragica morte di 16 lavoratori in incidenti stradali in Puglia è strettamente legata allo sfruttamento del lavoro e alle mafie del caporalato. Si stima che il lavoro il lavoro illegale in agricoltura in Italia tocchi punte del 50%, una percentuale tra le più alte in Europa (fonte Ispettorato Nazionale del Lavoro).
Le leggi ci sono, ma sono necessarie misure più incisive di controllo e di contrasto alla criminalità nell’agricoltura e nelle industrie di trasformazione.
Ogni giorno Coop si impegna a garantire la legalità del lavoro. Dal 1998 monitoriamo i fornitori di prodotto a marchio Coop nel rispetto dello standard SA8000, chiedendo la sottoscrizione e l’applicazione di un codice etico e svolgendo adeguati controlli, con auditor qualificati e indipendenti.
Per le filiere ortofrutticole particolarmente a rischio, tra cui quella del pomodoro, Coop ha coinvolto non solo gli 80 fornitori ortofrutticoli di prodotto a marchio Coop (per 7200 aziende agricole), ma tutti gli 832 fornitori nazionali e locali di ortofrutta (per oltre 70.000 aziende agricole).
A tutti i fornitori Coop chiede una serie di impegni per il rispetto dei diritti dei lavoratori e prevede l’esecuzione di un piano di controlli a cui non si può venir meno, pena in caso di non-adesione l’esclusione dal circuito.
I controlli arrivano a coinvolgere le singole aziende agricole con un monitoraggio specifico. In caso di non-conformità alle tematiche in oggetto Coop chiede un immediato piano di miglioramento o, in relazione alla gravità, può anche decidere di escludere i fornitori o i subfornitori coinvolti. Sono 10 le imprese escluse da Coop negli ultimi anni per il mancato rispetto delle norme etiche.
In questo momento, come in tutti gli altri anni, abbiamo 7 ispettori che controllano il rispetto del codice etico direttamente nei campi di pomodoro di Puglia e Campania.
Ma la battaglia non si vince solo coi controlli, è necessario evitare che la moneta cattiva scacci la buona e che la ricerca del prezzo più basso possibile faccia a pugni con i diritti delle persone.
Per questo motivo non facciamo le aste al ribasso ed abbiamo relazioni stabili e di lungo periodo coi nostri fornitori.
«Il prezzo che assicuriamo a chi produce – dichiara Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – permette il rispetto della sicurezza e la giusta retribuzione ai lavoratori e alle imprese. L’accordo di filiera Coop garantisce agli agricoltori del Sud un prezzo superiore di oltre il 10% rispetto al prezzo dell’accordo interprofessionale. Fare agricoltura nel rispetto delle regole e facendo in modo che siano coperti i costi di produzione non solo è possibile, ma è anche sostenibile. Con la campagna Buoni&Giusti Coop lo abbiamo dimostrato. Buoni&Giusti Coop vuole essere un apripista per intervenire concretamente sul lavoro nero e su tutte le forme di illegalità. Vuole dire che noi ci siamo».
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