Il Chiara Giovani frantuma gli stereotipi di questa società

Tra i primi sette classificati ci sono sei donne, di cui due di origine araba. «Le culture diverse costruiscono muri, noi su questi muri dobbiamo costruire ponti»

Premio chiara

A detta di molti, a partire dai giurati, l’edizione 2018 del Premio Chiara Giovani è stata caratterizzata da una particolare qualità. Complice forse il tema “La mia frontiera”, suggerito dal direttore artistico, Bambi Lazzati, in grado di ispirare i giovani scrittori ben oltre la fisicità. «Nei ventuno racconti selezionati – ha detto il presidente della giuria Giuseppe Battarino durante la premiazione finale – la frontiera è stata affrontata in modi diversi. Questi giovani scrittori sono gli annunciatori di una società ancora capace di usare strumenti semplici, ma essenziali: una penna, un punto e virgola e un congiuntivo».

Saper usare quegli strumenti non è poi così scontato. Così come non è facile coglierne la semplicità e l’essenzialità. Scorrendo la classifica finale del premio, si possono intuire anche altre ragioni di un’edizione così particolare. Non sembra casuale il fatto che ben sei dei sette finalisti premiati sono giovani scrittrici. Ancor più interessante la circostanza che due di loro hanno evidenti origini arabe. Stiamo parlando della malnatese Susanna El Taher, vincitrice del concorso con “Preghiera“, e Houda Latrech, terza classificata con “Frontiere cedevoli”. Quest’ultima rispetto alla ragione per cui si scrive afferma: «Le culture diverse costruiscono muri, noi su questi muri dobbiamo costruire ponti». Parole importanti, soprattutto se pronunciate da una ragazza che recentemente ha subìto un grave atto di discriminazione razziale mentre prendeva la metropolitana per andare all’università.

Secondo Andrea Giacometti, direttore di VareseReport e storico giurato del Premio Chiara Giovani, l’edizione 2018 si è rivelata speciale perché una generazione ha superato di slancio quei muri, dimostrando di avere idee molto chiare su quale sarà la società del futuro. La multiculturalità non solo non spaventa i giovani, ma li stimola a cercare nuove risposte rispetto alla frontiera che vivono ogni giorno. «Questo premio ci rivela una cosa importante: esiste un mondo giovanile che va ben al di là degli stereotipi e quello che pensiamo della nostra provincia – sottolinea il giornalista –  Stereotipi che tra l’altro vengono frantumati a colpi di cultura. Credo che un premio letterario dedicato ai giovani debba avere questa funzione. Infine, il fatto che tra i sette finalisti ci siano sei scrittrici la dice lunga su quanto siano sempre le donne ad aprire nuovi cammini».

A completare la classifica: Eva Mascolino di Catania, sesta classificata, Martina Pastori di Torino, quinta classificata. Al quarto posto a pari merito la ticinese Ariel di Maria, Tommaso Merati di Somma Lombardo e Camilla Mora di Olgiate Olona, al secondo il levantino Luca Leone di Bari.

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Ottobre 2018
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