Premio Chiara, vince Enrico Remmert con “La guerra dei Murazzi”
Lo scrittore torinese si aggiudica anche il premio della giuria dei giornalisti. «Dedico questa vittoria a Cesare De Michelis e ai miei avversari, anzi, compagni di viaggio in questo premio»
Per Enrico Remmert la giornata si era messa subito bene. Il libro “La guerra dei murazzi” (Marsilio) prima del verdetto finale si era già aggiudicato il premio della giuria dei giornalisti e allo scrutinio delle prime 60 schede era in netto vantaggio su “La conoscenza di sè” (La nave di Teseo) di Luca Doninelli e “L’atlante delle meraviglie” (Minimun Fax) di Danilo Soscia.
Durante l’intervista condotta da Romano Oldrini, presidente dell’associazione “Amici di Piero Chiara“, a proposito del genere racconto Remmert aveva detto: «Lo scrittore di racconti deve vincere per ko, il romanziere può invece vincere ai punti». Le 94 preferenze finali della giuria popolare sono un knock out netto, ma gentile, vissuto dal vincitore con un sincero e solidale senso di colpa. Il primo pensiero di Remmert è andato al suo editore, Cesare De Michelis, recentemente scomparso, anima e cuore della Marsilio. Il secondo ai suoi due avversari, Luca Doninelli e Danilo Soscia, «compagni» con i quali ha condiviso il viaggio nel Premio Chiara. «Con loro ho passato due giorni interessanti – ha detto Remmert a caldo – sentirli negli incontri di questi giorni è stato molto interessante e sono quasi dispiaciuto. È andata così. Ho già preso il libro di Danilo ora prendo anche quello di Luca. Non vendeteli tutti, lasciatemene uno».
Le storie raccontate da Remmert sono picaresche, racconti di spostamenti di popoli, viaggi di inconsapevoli protagonisti della vita che si muovono tra Cuba, la Serbia, passando per i celebri Murazzi torinesi. «Se c’è un filo conduttore – spiega il vincitore del Premio Chiara 2018 – questo corre sull’internazionalità e il notturno. Qualche lettore in questi giorni mi ha detto che i miei sono racconti di amore. Ognuno ci trova quello che vuole».
Quando si chiede a uno scrittore se scrivere un romanzo è un lavoro diverso rispetto alla scrittura di un racconto si entra in un territorio dove il confine è molto labile e pieno di contraddizioni. Se a questa domanda Remmert ha risposto con la metafora del pugilato, sia Doninelli che Soscia concordano che il racconto sia «un contraltare al romanzo mondo, dove invece precipita tutto».
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