Corruzione, 99 comuni su 115 non riescono a identificarla al proprio interno
I dati emersi sul monitoraggio di un biennio rivelano come la stragrande maggioranza delle amministrazioni non riesca a fronteggiare il fenomeno
In occasione della prossima assemblea ANCI (Associazione NazionaleComuni Italiani) Civico97, Transparency International Italia e Riparte il futuro presentano uno studio sui comuni italiani in materia di anticorruzione. “L’anticorruzione nei comuni italiani” è un’analisi dei dati emersi dalle relazioni dei responsabili anticorruzione del biennio 2015-2017 sull’osservazione di 115 Comuni Capoluoghi di Provincia. Dallo studio si rileva una difficoltà da parte dei comuni di rilevare gli eventi corruttivi al loro interno.
Nel 2017, ad esempio, l’86% dei comuni considerati non ha raccolto nemmeno un evento di tale portata. Queste dichiarazioni sono in contrasto con quanto è emerso dai media nel corso dello stesso anno. Bisogna specificare che la relazione non definisce chiaramente cosa si intendere per “evento corruttivo”. L’analisi continua sottolineando che l’85,2% delle 115 amministrazioni prese in considerazione, non ha raccolto nemmeno una segnalazione da parte dei propri dipendenti, dato in calo del 10% rispetto ai dati dell’anno precedente.
Tutte e tre le associazioni che hanno portato avanti l’analisi affermano tuttavia che la trasparenza e l’accessibilità della pubblica amministrazione migliorano, anche se lentamente. Nel 2017 sono stati 100 su 115 gli enti pubblici che hanno ricevuto una o più richieste di accesso agli atti dell’amministrazione. Come spiega il vice presidente di Civico97, Nicola Capello, «la Relazione permette a chiunque di avere un riscontro immediato degli sforzi attuati dall’ente pubblico in tema di anticorruzione». Il loro obiettivo è quello di comprendere i punti di forza e di debolezza delle strategie per la lotta alla corruzione.
Federico Anghelé, responsabile delle relazioni istituzionali di Riparte il futuro, lancia un appello ai sindaci italiani affinché si
dotino di strumenti validi di lotta alla corruzione. Solo il 42% dei comuni monitorati infatti, presenta un sistema di rotazione utile a prevenire tali rischi. «Gli enti pubblici devono adottare quanto prima dei sistemi informatici di segnalazione in grado di garantire la sicurezza e l’anonimato del segnalante -afferma il direttore Esecutivo di Transparency International Italia, Davide Del Monte-. Purtroppo viviamo in un Paese in cui chi segnala un caso di corruzione è ancora identificato come lo spione, viene discriminato e rischia addirittura il posto di lavoro. Per questo bisogna utilizzare tutti i mezzi necessari per difendere queste persone e la loro identità».
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