“La legge sull’immigrazione produrrà clandestini e criminalità”

L’allarme arriva dal tavolo di coordinamento CAS e Coordinamento Migrante di Varese che dalla sede delle Acli varesina hanno spiegato tutti i progetti minacciati dall’entrata in vigore del "Decreto sicurezza"

acli

All’indomani della trasformazione in legge del “decreto sicurezza” le realtà del terzo settore che sul territorio della provincia di Varese si occupano della gestione dei percorsi di accoglienza dei richiedenti asilo raccontano tutta la loro preoccupazione sulle conseguenze che esso potrà avere.

Conseguenze che, dicono fuori dai denti, «saranno la crescita della clandestinità e, di riflesso, della criminalità sul territorio». L’allarme arriva dal tavolo di coordinamento CAS e Coordinamento Migrante di Varese che dalla sede delle Acli varesina hanno spiegato tutti i progetti minacciati dall’entrata in vigore del provvedimento.

A preoccupare, soprattutto, è il passaggio dal permesso di soggiorno per motivi umanitari ad un ristretto numero di permessi di soggiorno per “casi speciali”, «una modifica che rischia di far cade in condizione di irregolarità da un giorno all’altro il 70% dei 1200 richiedenti asilo accolti oggi sul territorio varesino che si troveranno di colpo esposti al rischio di povertà estrema, di marginalità e di criminalità».

«Siamo preoccupati perché ora si alzeranno i livelli di presenze irregolari – spiega Filippo Pinzone, presidente della Acli provinciale -. Con il decreto sicurezza si rimettono in strada un sacco di persone che oggi si trovano all’interno di un percorso di integrazione e che da un giorno all’altro diventeranno irregolari. I percorsi di integrazione che le nostre organizzazioni seguono sul territorio hanno creato percorsi di gestione positiva che spesso ha eliminato il peso sociale del fenomeno migratorio. Ora cosa accadrà?».

Ancora, della legge, viene criticato lo smantellamento del sistema di accoglienza pubblico Sprar a favore dell’accoglienza straordinaria che ha dimostrato strandard qualitativi nettamente inferiori.

«Con un tratto di penna – spiega Mario Salis della coop Intrecci – si cancellano 15 anni di storia dello Sprar facendo venir meno quel lavoro di collaborazione con gli enti locali, associazioni e territorio che ha dimostrato nei fatti che una buona accoglienza non solo si può fare ma che questa aiuta ad evitare problemi sociali ben più gravi. Le persone che finiranno per strada, e che non riusciranno a rimpatriare, cosa credete che faranno? Finiranno a vivere di espedienti o peggio tra le mani della criminalità».

Il paradosso è che la stretta sul sistema di gestione dei migranti arriva in un periodo di drastico calo del flusso migratorio cominciato nell’estate dello scorso anno.

«Nella la legge è chiaro anche l’intento di colpire il mondo del terzo settore che è quello che in questi anni ha fatto di più per i problemi di sicurezza legati al fenomeno migratorio – attacca Paolo Cassani della coop Lotta contro l’emarginazione -.Hanno prima criminalizzato i profughi e ora le realtà che si sono occupate di loro. Tutto quello che è stato fatto scomparirà all’improvviso».

Tomaso Bassani
tomaso.bassani@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Novembre 2018
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