Nè sfruttati, nè bamboccioni. Quale futuro per i giovani dimenticati?

Francesco Cancellato, direttore de Linkiesta è stato ospite della serata del Sogno che va, l’iniziativa di Rosario Rasizza di Openjobmetis presentando il suo libro Nè sfruttati, né bamboccioni

Generico 2018

“Quella generazionale è la più importante e grave questione che l’Italia ha di fronte, almeno per i prossimi vent’anni. Di più: siamo solo all’inizio di un problema che, se non faremo niente, continuerà a peggiorare, rendendo sempre più difficile una sua possibile soluzione”.

Nè sfruttati, nè bamboccioni è il titolo del breve saggio di Francesco Cancellato uscito sei mesi fa per Egea. Il direttore de Linkiesta lo ha presentato nella serata del Sogno che va, l’iniziativa di Rosario Rasizza di Openjobmetis.

“Il 40% dei giovani disoccupati – ha raccontato il giornalista intervistato da Matteo Inzaghi – non dipende dal ciclo economico o dal fatto che l’Italia non cresce. La questione va ribaltata. Il Paese non va bene proprio perché abbiamo questa condizione per le nuove generazioni. È questo che produce la crisi. Non il contrario”.

Il libro di Cancellato, che era stato a Varese pochi mesi fa,  si sviluppa lungo cinque capitoli che ricostruiscono la storia delle politiche del lavoro e dell’istruzione degli ultimi decenni. Un racconto a tappe che si chiudono tutte con dieci numeri da tenere a memoria per comprendere meglio le riflessioni sviluppate.

“Il nostro paese è ricco di intelligenze e in trent’anni è cambiato tutto con una rivoluzione dietro l’altra. In ogni zona del mondo si insegue il nutrimento dei cervelli attraverso l’istruzione. In Italia l’unica spesa che viene tagliata è proprio quella della formazione. Ne è riprova il fatto che l’unica parola che il premier Conte non ha mai citato nel suo discorso di insediamento è istruzione”.

Una situazione pesante, grave e molto pericolosa perché gli squilibri generazionali arrivano da lontano, ma sembrano non interessare le politiche dei vari governi. Certamente non quello attuale.

“Il momento chiave dell’attuale situazione – spiega Cancellato – arriva da eventi chiave dove volevamo modernizzare il Paese. Dall’inizio degli anni Novanta al 2008 l’Italia ha inseguito l’Europa sulle riforme. Nel mondo del lavoro ne abbiamo fatte cinque e nella previdenza almeno tre. Nella scuola non se ne contano meno. Una riforma produce i suoi effetti quando entra nella società e la cambia. Noi continuiamo a cambiare più con le parole che con i fatti”.

Si fa presto a definirli bamboccioni i giovani. “In molti paesi i ragazzi sono autonomi a 22 anni, da noi a 28. Si entra nel mercato del lavoro tardi e nemmeno con un sapere al pari con le esigenze delle imprese. L’Italia ha il numero più basso di laureati in Europa. Quanto al reddito di cittadinanza, questo non è uno strumento di welfare. In Inghilterra lo stato sovvenziona i giovani che vogliono essere autonomi. È un welfare attento, a differenza del nostro che è solo più costoso. Il reddito di cittadinanza è fatto male. La vera rivoluzione riguarda l’idea di lavoro ed è quella del passaggio dal lavoro a tempo indeterminato a quello dell’occupabilità”.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Novembre 2018
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