Lungolago di Viale De Angeli, gli architetti: “Necessario intervenire”

Gli architetti spiegano le motivazione che hanno portato alla realizzazione del progetto di riqualificazione del lungolago di Viale De Angeli

Viale De Angeli a Laveno Mombello, lungolago

Una lettera per spiegare le motivazione che hanno portato alla realizzazione del progetto di riqualificazione del lungolago di Viale De Angeli. Ad inviarla ai giornali è l’Architetto Mauro Montagna del MMASS project di Milano che, insieme ai colleghi, ha ridisegnato su carta il lungolago lavenese.

Il progetto è stato criticato da alcuni cittadini perchè prevedete l’abbattimento dei lecci sul lungolago, tanto che è stato creato un movimento per la loro difesa. Questa sera, lunedì 28 gennaio, l’amministrazione comunale comunicherà la sua decisione.

Spettabile Redazione di Varesenews,
ritengo opportuno e necessario rivolgermi a Voi per illustrare le motivazioni che ci hanno portato al progetto di riqualificazione del lungolago De Angeli dopo che sono usciti diversi articoli “critici” sull’intervento a cui non è stata data una risposta.

Innanzitutto è stato redatto un Masterplan complessivo che ridisegna tutto il fronte lago con l’obiettivo di ricucire spazi frammentati con una fruizione unitaria che ha individuato nelle alberature di platano il carattere identitario ed elemento in grado di collegare i diversi ambiti di cui è composto il lungolago dal Viale De Angeli all’area del Gaggetto. Lo spazio di lungolago è diventato per i paesi che si affacciano sul lago Maggiore il luogo principale di incontro e socializzazione, ma anche di attività ricreative connesse al passeggio, alle attività all’aria aperta e alla fruizione paesaggistica.
Per questo motivo sono necessari interventi di trasformazione dei luoghi che nello specifico per il lungolago De Angeli sono:
– ridefinizione architettonica dello spazio pubblico con ampliamento dello sede pedonale e limitazione del transito veicolare ai soli accessi dei residenti;
articolazione coerente e qualificante di spazi per il passeggio, la sosta ed i plateatici di esercizi pubblici;
– riqualificazione paesaggistica con sostituzione del filare di lecci esistenti (prossimi al fine ciclo e con numerose fallanze ed alcuni necessari interventi di abbattimento) con platani a tetto per valorizzare la quinta architettonica come cortina dello spazio pubblico e per migliorare la fruibilità, la visibilità e la luminosità degli spazi sottostanti
La scelta del platano non è arbitraria, ma già presente con magnifici esemplari in corrispondenza del porto ed è caratteristica dei lungolaghi “Varesini” storici sul Maggiore come lo era quello di Luino e lo sono ancora quello di Cerro, Ispra ed Angera (con tigli ed ippocastani). La declinazione nella forma a tetto risponde ad un carattere paesaggistico di maggiore formalità nella definizione architettonica dello spazio che riteniamo possa diventare il “Salotto di Laveno”, con la sua esposizione a meridione e l’assenza di traffico. Possiamo comprendere l’affezione dimostrata dagli sottoscrittori della petizione per i lecci, e possiamo assicurare che la scelta progettuale ha contemperato questo e molti altri aspetti e punti di vista come abbiamo già avuto modo di illustrare in sede di presentazione pubblica.

Il leccio alle nostre latitudini soffre l’umidità e generalmente si trova in precarie condizioni: è vero che alcuni degli esemplari sono ancora in buone condizioni di forza vegetativa (pur ospitando formazioni di muschi ed altri parassiti), ma hanno davanti 15-20 anni di vita e non è ragionevole confermare l’essenza del leccio perché è fuori contesto storico e paesaggistico e non ha una base razionale e funzionale all’uso dello spazio previsto. Lo sviluppo sbilanciato di alcuni esemplari potrebbe non essere rigovernabile con interventi di potatura e creare problemi con nevicate abbondanti.
E’ necessario che le azioni progettuali siano effettuate sulla base di molteplici aspetti disciplinari, tecnici, culturali ed economici e che la sintesi debba essere una scelta che attiene alla sfera umanistica come lo sono l’architettura ed anche la politica.
Ridurre un processo così articolato ad un confronto di fazioni su un unico aspetto nega la complessità della modernità a cui siamo fieri di appartenere e ci fa tornare indietro.

Indipendentemente da quale sarà la scelta dell’Amministrazione comunale di Laveno Mombello (con cui sono state discusse le diverse soluzioni alternative), è necessario riportare il piano del confronto ai contenuti, liberandosi dai pregiudizi per un sano ed efficace dibattito. 

Il fatto che il gruppo facebook per la salvaguardia dei lecci sia stato costituito ancor prima che fossimo incaricati di elaborare il progetto testimonia il clima pregiudiziale con cui questo dibattito con parte della cittadinanza si sta svolgendo.

Arch. Mauro Montagna
MMASS project – Architettura e Paesaggio
Milano

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

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Pubblicato il 28 Gennaio 2019
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  1. Avatar
    Scritto da alesanno

    Egr. arch. Mauro Montagna,
    in qualità di libera cittadina di Laveno Mombello mi sento in dovere di rispondere alla sua lettera aperta a VareseNews del 28/01 ribadendo quanto già esposto il 18 dicembre in assemblea pubblica ai suoi colleghi dello studio LCA di Varese durante la presentazione del progetto di riqualificazione del lungolago di Laveno.
    Lei parla di riqualificazione ma vorrei ricordarle che si riqualificano aree abbandonate o in forte degrado, e non una passeggiata tanto amata sia dai residenti che dagli abitanti dei comuni limitrofi che da turisti di tutto il mondo che di questo lungolago amano proprio l’aspetto del primo ‘900- Il fatto che poi non si sia fatta manutenzione delle aiuole e degli alberi è un aspetto che non implica un pesante intervento architettonico.
    Il lungolago De Angeli è un luogo con un forte carattere storico fatto di pietra, ferro battuto, scalinate di discesa al lago , belvederi , edifici storici e tanto verde. Sicuramente il contrasto con l’area dell’ex-ceramica è forte ma una buona progettazione cercherebbe di risolvere il nodo di giunzione senza stravolgere l’esistente.
    Forse lei non ha mai vissuto la piacevolezza di sostare sotto i lecci nelle calde sere d’estate o ammirare il lago negli assolati pomeriggi invernali circondati dal verde e non dai rami spogli dei platani.
    Se scrive di comprendere l’affezione dei sottoscrittori la petizione, dovrebbe comprendere che il lungolago è anche casa nostra e come tale andrebbe rispettata.
    La prima cosa che ogni buon architetto dovrebbe fare è il confronto con gli utenti del suo progetto altrimenti diventa “arroganza progettuale”
    Lei parla di modernità, ma non le è mai sorto il dubbio che la vera modernità sia la salvaguardia , la tutela e la cura di ciò che è bello e prezioso per il nostro territorio? Oggi la “modernità” è ben altro che l’utilizzo di qualche forma geometrica e materiali all’avanguardia o perlomeno non qui. Non a caso il lago Maggiore è da anni candidato per l’inserimento nel patrimonio Unesco per la tipicità dei luoghi e delle antropizzazioni che lo circondano.
    Non mi sento faziosa ( termine da lei usato) nel difendere le mie ragioni, credo anzi che la faziosità sia in coloro che vogliono sostenere senza confronto le loro idee e interessi , e mi spiace che lei abbia usato questo termine offensivo nei confronti di coloro che si sono battuti da liberi cittadini per la salvaguardia dei lecci .
    Spero tuttavia che il sano ed efficace dibattito da lei proposto possa efettivamente concretizzarsi.
    Arch. Alessandra Annoni

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