Dottori in medicina ma la burocrazia non li rende medici

Uno stallo amministrativo sta creando problemi a oltre 1200 neo laureati che non possono sostenere l'esame abilitante. Un decreto prevede che il modello debba cambiare ma nessuno dice come

Specializzandi in "sciopero" all'ospedale di Varese (inserita in galleria)

Sono laureati o laureandi. Hanno studiato sei anni, ma sono bloccati in un limbo a causa della burocrazia.

LA VICENDA
Lo scorso anno, negli ultimi giorni del Governo Gentiloni, l’ex ministro del Miur Valeria Fedeli decise con decreto (il D.M. 9 Maggio 2018, nº 58,) di cambiare l’esame di abilitazione alla professione medica. Un test necessario per poter esercitare e per proseguire il cammino con l’esame di specialità. La nuova direttiva  mira a inserire all’interno del percorso accademico anche il tirocinio professionalizzante per poi modificare anche la prova d’esame.

Dal giugno dello scorso anno, PERò, quel decreto è rimasto fermo: nessun atto attuativo, nessuna deroga o rinvio. Sta di fatto che i neo laureati in Medicina e Chirurgia sono senza date certe per poter continuare il proprio futuro.

LO STALLO
La scoperta di questo labirinto senza uscita è avvenuta per caso. Lo sblocco della situazione era stata prevista con uno slittamento inserito nella legge semplificazione. Peccato che, al momento del voto, quella parte relativa ai dottori in medicina veniva stralciata. Nessuno, però, si è accorto di questo stop e così, a inizio febbraio, gli oltre mille laureati o laureandi interessati hanno iniziato ad attendere la notizia dell’esame superato il quale parte il trimestre di tirocinio. Con il passare dei giorni, hanno iniziato a capire che qualcosa non andava per il verso giusto.

IL TAM TAM SUI SOCIAL
È così partito un appello su Facebook ( gruppo Facebook “Abilitazione in Medicina (Luglio 2019) – BASTA RITARDI!”), il social più veloce per raggiungere il maggior numero di interessati: in pochi giorni si sono ritrovati in oltre mille e duecento amici, tutti preoccupati di rimanere impantanati nelle lungaggini burocratiche.

Il numero raggiunto ha permesso loro di cominciare a muoversi. Con una chiamata al Ministero, i dottori in medicina hanno capito che il Ministro non è intenzionato a sottoscrivere quel decreto che va modificato. Quando? non è dato sapere.

LE RICHIESTE
Vista la necessità di rimettere mani alla vicenda, i dottori chiedono che si possa ripristinare, in deroga, il vecchio modello in attesa che si definiscano le novità sia in termini di tirocinio ( a cui le università possono adeguarsi entro due anni) sia per il test. Con un provvedimento urgente, ci sarebbero ancora i termini per procedere e fissare la data del test con l’avvio del tirocinio dal mese di aprile.

I giovani aspiranti medici chiedono di non venir bloccati : c’è chi vorrebbe iscriversi all’esame per entrate in specialità e chi vorrebbe iniziare a lavorare.

LAUREATI DELL’INSUBRIA
Tra i neo dottori ci sono anche 65 laureati dell’Università dell’Insubria. Il problema dei giovani medici riguarda anche il lavoro in corsia: l’ateneo deve infatti organizzare l’attività tra personale, specializzandi e tirocini: « Grazie ai nostri rapporti con gli Ordini dei medici sia di Varese sia di Como – spiega il preside del corso di laurea Giulio Carcano – noi siamo già organizzati per inserire i dneo dottori. Aspettiamo solo che il Ministero pubblichi la comunicazione relativa all’esame di abilitazione». 

MANIFESTAZIONE A ROMA
Domani, 13 marzo, gli aspiranti medici manifesteranno a Roma : « La conseguenza più grave di questa disorganizzazione – sostengono gli aspiranti medici – è la mancanza di informazioni certe su quando il tirocinio abilitante potrà avere inizio. Nessuno di noi potrà svolgerlo fino a che non verrà presentata l’ordinanza ministeriale e, se ciò non dovesse avvenire tra pochi giorni, sarà comunque necessario rinviare l’esame, e di conseguenza l’ingresso nel mondo del lavoro, di migliaia di futuri medici.
La mancata risoluzione in tempi celeri di questa situazione di stallo limiterebbe la possibilità a noi futuri medici di entrare nel mondo del lavoro, sia come semplici abilitati che come medici specializzandi. Ciò aggraverebbe la notevole carenza della nostra figura professionale, prospettata tra il 2019 ed il 2021 a causa di provvedimenti come Quota 100.
Questa situazione è inaccettabile».

di
Pubblicato il 12 Marzo 2019
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