Genitori a prova di figli nativi digitali
L'esperto di pedagogia digitale Matteo Locatelli spiega ai genitori come più dell'aggiornamento tecnologico sia importante saper accompagnare i figli, ascoltandoli e guidandoli
I figli sono nativi digitali, i genitori no. “Per colmare questa distanza non bisogna diventare programmatori esperti, bisogna continuare sempre ad ascoltare i figli e imparare a porsi le domande giuste, a prova di aggiornamento tecnologico”. A rassicurare in questo senso le mamme e i papà di bambini, ragazzi e adolescenti è l’educatore Matteo Locatelli, responsabile di numerosi progetti di prevenzione presso Unison ed esperto in pedagogia e didattica digitale.
Protagonista di numerosi incontri della “Scuola dei grandi” di Sesto Calende (il prossimo giovedì 14 marzo dedicato alla touch generation: istruzioni per l’uso”), Locatelli incontra genitori in tutta la provincia per guidarli e rassicurarli nel loro ruolo anche rispetto ai dispositivi digitali.
. Di cosa hanno bisogno i genitori?
Alcuni pensano di dover essere degli esperti programmatori, di dover capire tutto della tecnologia per poter comprendere e seguire i figli, ma non serve. Si rendono conto che la tecnologia mette in mano a loro e ai figli un potere enorme. Ma le mamme e i papà per primi si sono trovati per le mani questi dispositivi senza essere prima educati al loro utilizzo. I genitori devono acquisire i codici di comportamento in termini di etica, immagine di sé e privacy in rapporto alla tecnologia digitale per saperle poi trasmettere ai propri figli.
. Di cosa hanno bisogno i figli?
Anche sotto il profilo dell’approccio alle tecnologie digitali i bambini e i ragazzi hanno innanzi tutto bisogno di essere ascoltati. E di essere guidati con autorevolezza, che non significa essere autoritari, ma adulti consapevoli delle potenzialità dei dispositivi digitali e dei rischi, e per questo in grado di porre dei limiti, spiegandone ai figli le ragioni.
. Teoricamente i minori di 14 anni non dovrebbero poter avere account personali….
Le regole sono importanti e il loro rispetto aiuta a vivere meglio, ma in questo caso la legge è lontanissima dalla realtà se è vero che già da qualche anno, secondo i dati Istat, il 92% dei bambini tra i 7 e i 9 anni ha un cellulare di proprietà, regalato magari per la Cresima o la Comunione. Se la realtà dei numeri è questa e i bambini chattano su WhatsApp, procedendo per errori, com’è normale che sia in ogni percorso di apprendimento, è bene che gli adulti di riferimento sappiano guidarli.
. Tra controllo e fiducia, qual è il giusto compromesso?
La ricetta giusta ovviamente non esiste. Molti genitori mi chiedono se devono avere le password dei figli e se parliamo di un bambino di 8 anni la risposta è assolutamente sì. Vero è che anche un ragazzo di 16 può fare danni, ma i genitori forse non possono pretendere di avere le sue password. I genitori devono saper accompagnare i figli nel loro percorso digitale e, al di là degli aggiornamenti tecnologici, è il dialogo aperto e costante, anche se faticoso, a garantire loro di tenere la giusta misura con i figli, anche in campo digitale.
Prossimi appuntamenti con Matteo Locatelli:
12 marzo, ore 20.45 al Cfp di Somma Lombardo: “Quello che i figli non dicono, ma postano”
14 marzo ore 20.30 alla Sala polivalente di via Prandoni a Mercallo: “Touch generation: istruzioni per l’uso – pratica”.
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