«Mio padre è malato e vuole bene a Maicol»

Parla il figlio dell’uomo accusato di aver accoltellato il rapper nel letto mentre dormiva assieme alla figlia: «Fa parte della nostra famiglia»

Avarie

Pasquale ha 23 anni e ieri mattina si è svegliato presto per andare a lavorare. È uscito di casa alle 5.40 ed è andato verso Varese. Un’ora e mezza dopo, la sorella, in lacrime, lo ha chiamato: con una mano teneva il telefono di casa con cui parlava col 112 e con l’altra il cellulare: «Pasquale corri che papà ha accoltellato Maicol».

Ripercorrere quegli istanti non è in questo caso un esercizio morboso ma serve a fare chiarezza in un momento in cui gli animi si raffreddano pian piano, dopo il caldo che si prova nei momenti di dolore.

Gli stessi che prova un figlio per un padre arrestato, per un amico all’ospedale e una sorella sotto shock per l’accaduto. Pasquale è il figlio del quarantottenne accusato di aver accoltellato con due fendenti il rapper Maicol “Master“ Traetta, che a Varesenews vuole raccontare come si sono svolti i fatti.

«Voglio dire subito che mio padre è malato, ha dei problemi seri dal punto di vista psicologico e quando salta alcune cure, quando non assume alcune medicine, sta male, molto male. Per questo percepisce una pensione, per questo sta in casa con noi».

Ieri mattina Pasquale, da poco passate le 7 riceve dunque la telefonata della sorella e si mette in auto. «In viale Belforte ho incrociato le macchine dei carabinieri che a tutta velocità andavano verso l’Iper, mi sono fiondato dietro a loro, sapendo purtroppo dove stessero correndo, e per cosa».
I fatti poi sono stati quelli raccontati dalle cronache di questi giorni.

Pasquale però vuole specificare bene il punto: «Mio padre non sta bene, ha seri disturbi psichiatrici. Ma sono sicuro che vuole bene a Maicol, che era di casa, stava sempre da noi, mangiava lì. Spesso dormiva a casa nostra e per me è come un componente della famiglia: lo considero a tutti gli effetti un cognato. O un fratello».

Secondo il giovane, che sta in queste ore apprendendo dei miglioramenti dell’amico, quanto avvenuto mercoledì mattina, sarebbe potuto succedere anche a lui: «Non è raro che magari qualche volta mi sia addormentato nel lettone assieme a mia sorella. Penso che se ieri mattina fossi stato io al posto di Maicol, le coltellate le avrei prese io».

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Continueremo, a tutela della minore, a non divulgare il cognome della persona arrestata ieri dai carabinieri, che si chiama S.G..

L’avvocato che lo assiste, Marina Merenda, di Torre Annunziata, conferma che l’uomo soffriva da anni di seri disturbi psichiatrici e che lo scorso 15 marzo è stato dimesso da una comunità di sostegno in provincia di Brescia: «Forse questo passaggio dalla comunità alla vita “normale“ è stato traumatico. È un mio pensiero, non l’ho ancora visto e domani, venerdì, lo assisterò nell’udienza di convalida dell’arresto, che si terrà in carcere, dove tuttora è detenuto».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Aprile 2019
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