Alla scoperta dell’oceano

Grazie a due grandi camminatrici si abbandona il tracciato ufficiale per scoprire l’oceano e poi Viana do castelo, piccolo gioiellino nel nord del Portogallo

Cammino portoghese

L’ostello è il luogo naturale dove si incontrano i pellegrini. Accade anche durante il cammino, ma qui sul portoghese ci sono meno persone in viaggio e possono passare ore senza vederne.

Paola e Marina arrivano da Roma e Firenze. Sessantenni  condividono la passione per il cammino e ne hanno alle spalle diversi. Stavolta sono partite da Bordeaux, sono scese lungo l’Atlantico fino a prendere il cammino del Nord e poi l’inglese per Santiago de Compostela. Da lì stanno percorrendo al contrario il portoghese per Lisbona e poi ancora fino a Faro. Alla meta avranno percorso circa 1800 chilometri. Come tutti quelli che fanno l’impresa ti guardano un po’ dall’alto. Del resto tu che di strada ne farai meno di un sesto è ovvio che appari come un pivello che chissà cosa crede di fare.

È una posa. Mi ricorda un po’ la nostra lo scorso anno quando incontravamo qualche italiano che ci chiedeva qualcosa negli ultimi chilometri del cammino. Noi ne avevamo percorsi settecento e ci faceva un po’ sorridere vedere tutto il loro impegno per dimostrarci che facevano sul serio. Noi eravamo un po’ bruciati per il tanto sole. Impolverati anche quando provavamo tutte le sere a pulire zaini e bacchette il meglio possibile. Soprattutto però avevamo il passo di quelli che ormai erano allenati a ogni dislivello. Insomma ce la tiravamo. Un po’ come Marina e Paola. Ci sta, come ci sta che eravamo stolti.

Poi però basta che l’altro faccia vedere una piccola fragilità, una insicurezza ed ecco che scatta la protezione, la cura, la disponibilità al vero incontro. E con loro ieri sera è stato importante perché, quando erano già in branda per dormire prestissimo, con ancora il sole altro, mi hanno raccontato le loro tappe e spiegato come fare la vera senda lateral camminando di fianco all’oceano. Mi hanno fatto fotografare pezzi della loro guida e spinto così a osare di più, perché quella pista spesso non è tracciata e devi lasciare le frecce gialle e le conchiglie per un cammino incerto.

Devo a loro così la scelta di oggi che negli ultimi chilometri mi ha portato sulla spiaggia selvaggia dove ho trovato pochissime persone e tutto il fascino dell’oceano.

La sveglia nell’ostello di Marinhas ancora una volta non è servita. Dalle cinque grandi movimenti e alla fine anche io alle sei ero in piedi. Mi aspettavano 20 chilometri, alla fine diventeranno 24, e quindi pensavo di prendermela più comoda. Alle 6.30 ho trovato un bar aperto in questo piccolo paesino alla domenica mattina. Merito dei giornali perché tengono i quotidiani e quindi aprono presto.

Diciamo che quando hanno distribuito la simpatia in Portogallo erano distratti perché in più occasioni ho incontrato persone che lavorano nei bar che sembrano infastiditi se gli chiedi qualcosa, ma questa è solo una sensazione personale, anche se oggi tre volte su tre mi sembrano eccessive.

Con un cappuccino, che chiamarlo così è un delitto, ma contento comunque di non partire a stomaco vuoto, mi sono messo in cammino e i primi otto chilometri ho seguito la traccia ufficiale fino all’ostello di Castelo do Neiva. Mi sono fermato per vedere come era così da consigliarlo a Francesco e Maria Letizia visto che stanotte dormiranno li.

Subito dopo ho scelto di scendere sulla costa e percorrere i dieci chilometri mancanti su un percorso diverso. Sei di questi sulla spiaggia e ne valeva davvero la pena. È preferibile camminare al mattino presto per via della bassa marea.

È stata una nuova giornata in solitaria almeno fino alla fine. Poi ho rivisto un ragazzo sud coreano che ha dormito di fianco a me la notte passata.

Stasera mi sono concesso un mezzo lusso scegliendo un ostello con lenzuola e asciugamano e anche la colazione. Alex mi aspetta per le varie questioni burocratiche e anche per riscuotere i 20 euro del costo che qui si colloca già in fascia alta come ostello. Lo spazio però è bello e accogliente. In pieno centro a Viana do Castelo e nella mia stanza c’è solo un ragazzo di Helsinki. Lui non sta facendo il cammino. Zaino in spalla, ma il Portogallo lo gira in bus. Con noi, in una stanza matrimoniale ci sono due tedeschi che inizieranno domani a camminare.

La cittadina è carina e sono salito con l’elevador, una funicolare come la nostra, fino alla chiesa di Santa Luzia. Da lassù si vede tutta la tappa di oggi, ma soprattutto la caratteristica di Viana stretta tra il fiume, ma montagna e l’oceano.

“Speriamo molto nel turismo e il cammino sta crescendo – mi racconta Alex che parla bene l’italiano perché ha lavorato a Carpi per un buon periodo – arrivano tanti tedeschi, americani e australiani”.

Viana ha un centro storico delizioso e pieno di attività anche se oggi visto che è domenica sono per lo più chiuse.

Mi piace gironzolare per scoprire gli angoli della città. Sarebbe meglio riposare, ma quando mi capiterà di tornare qui. Il fiume Lima è attraversato dal ponte Eiffel. Si proprio quello legato alla famiglia della più nota torre di Parigi. Fu inaugurato nel luglio del 1878 ed è lungo 563 metri. Fini necessari oltre due milioni di chili di ferro per costruirlo con lo stile che richiama l’altra opera.

Pellegrini e cittadini lo attraversano in uno spazio in sicurezza, ma fa un certo effetto perché è molto alto e si avvertono le oscillazioni. Fa pensare che dopo 140 anni è ancora lì. Allora c’era il bisogno di fare vedere che si iniziava a padroneggiare nuovi materiali e così si realizzavano opere che il tempo per ora non ha ancora usurato.

Sceso dalla funicolare mi sono fermato davanti alla vetrina di una libreria. In primo piano il libro di Marco Malvaldi su Leonardo, di fianco quello di Greta con il suo inconfondibile primo piano e alla sua destra uno sulla intelligenza artificiale con la Cina che ormai ha superato in tecnologia gli Stati Uniti. Il passato glorioso del nostro paese, uno sguardo all’ambiente e poi le basi per un futuro che non poggia più sulla potenza dei materiali, ma sul calcolo, sugli algoritmi e sullo sviluppo ancora più spinto del digitale.

A questo proposito di fronte alla chiesa di Santa Luzia c’è un signore anziano che fotografa ancora con una macchina antica e stampa da solo in bianco e nero. Un capolavoro da guardare e così mi sono fatto un regalo. Anzi lo farò a una persona speciale per me. Domani, ultimo giorno in Portogallo, sarà lunga e dovrò prendere delle decisioni perché va attraversato un fiume e il traghetto il lunedì non viaggia. Poco male, in qualche modo si farà.

Marco Giovannelli
marco@varesenews.it

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Pubblicato il 30 Giugno 2019
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