Il maestro di sci disoccupato d’estate? Sfatiamo questa leggenda

Insegnare a sciare non significa lavorare solo quando nevica. Il maestro di sci è un atleta, che non può sottrarsi alla preparazione continua

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Foto: FunkyFocus / Pixabay

Insegnare a sciare non significa lavorare solo quando nevica. Il maestro di sci è un atleta, che non può sottrarsi alla preparazione continua.

Non c’è dubbio che gli sport invernali siano fra le discipline che permettono un maggior contatto con la natura selvaggia, pur riservando un certo grado di pericolo nella loro pratica. Lo dimostra il crescente apprezzamento dei luoghi montani lombardi.

Ma ci siamo mai chiesti come si diventi un maestro di sci? Quali siano le fasi di selezione da superare, con i relativi costi? Fare questo mestiere significa lavorare solo qualche mese all’anno? Facciamo chiarezza.

Fare il maestro di sci è una vera professione, che va ben oltre essere in grado di non finire continuamente con i piedi all’aria tra le risate dei frequentatori di una pista innevata.

Per prima cosa un bravo maestro deve avere un impeccabile preparazione fisica e mentale per gestire lo stress psicofisico, sia proprio che dei suoi allievi. In particolar modo nell’insegnamento a livelli intermedi o avanzati si hanno frazioni di secondo per prendere decisioni sulle traiettorie da seguire, sulle impostazioni che il corpo deve avere in discesa e sui suggerimenti da impartire a chi ci segue. Questo può valere sia per la pratica individuale, che per discipline di squadra.

La normativa (legge quadro n. 81/1991) stabilisce che siano le Regioni e le Province siano gli enti preposti alla gestione degli appositi albi professionali curati dai Collegi Regionali Maestri di Sci. Questi ultimi sono organi di autogoverno posti sotto il controllo delle Regioni e il coordinamento del Collegio Nazionale Maestri di Sci.

Fra i tanti requisiti previsti, ricordiamo qui:

  • idoneità all’impiego, sia fisicamente che psicologicamente;
  • assolvimento dell’obbligo scolastico;
  • avere già compiuto i 18 anni di età;
  • essere in possesso della cittadinanza italiana.

Per l’accesso alla professione è necessario frequentare gli appositi corsi di formazione, superando una fase di preselezione (il più delle volte ha luogo nel mese di marzo di ogni anno). Questa fase di filtro ha solitamente una durata di quattro giorni, divisi in tre fasi:

  • effettuazione di uno slalom gigante a cronometro;
  • sciata in campo libero per due giorni, durante i quali la commissione d’esame valuterà la prestazione in dettaglio;
  • superamento di esercizi di varia tecnica e difficoltà, come le curve di differenti ampiezze e la percorrenza con gli sci ai piedi di un territorio sconnesso.

Sono tutti test che permettono di stilare una pagella sulla qualità della sciata, la gestione dei cambi di direzione, il controllo della velocità, l’adattamento al campo di gara ed il coordinamento delle varie parti del corpo dell’aspirante maestro.

Se il candidato avrà ottenuto la sufficienza espressa in 24/40, sarà ammesso al corso di formazione.

Poiché, come detto in precedenza, le politiche sulla formazione professionale dipendono dalle istituzioni locali, ci possono essere delle differenze in termini di requisiti e costi da una regione all’altra.

Entrando nel vivo delle materie di studio, la formazione riguarda:

  • anatomia generale;
  • sicurezza in pista;
  • marketing turistico;
  • almeno una lingua straniera (generalmente l’inglese, ma varia in base alla zona in cui si tiene il corso);
  • preparazione giuridica in materia;
  • studio delle valanghe e nivologia;
  • gestione ed organizzazione delle gare e delle stazioni invernali.

Complessivamente la formazione dura circa 90 giorni, sia con lezioni frontali che esercitazioni pratiche. Al termine del tutto si potrà sostenere l’esame finale,  facendo capire bene che svolgere questa professione sia molto più di insegnare i primi rudimenti a gruppi di sorridenti bimbi, sfoggiando un paio di scintillanti occhiali da sci!

Al termine del lungo iter, il maestro di sci può trovare occupazione in sci club, villaggi vacanze da dipendenti, libero professionista od iscritto a qualche Associazione della categoria. Ma il tutto non si limita all’inverno, poiché si può lavorare in estate nei pressi dei ghiacciati d’alta quota, in spedizioni trekking estreme o addirittura in mezzo all’arsura di Dubai.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Agosto 2019
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