Il ragazzo che uccise i babbi natale
di Riccardo Ventolin

Il racconto della domenica è a cura della scuola di scrittura creativa Edizioni del Cavedio coordinata da Fiorenzo Croci.
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Io lo conoscevo bene, era un bravo ragazzo, ma di quelli proprio bravi, ed era anche il ragazzo più buono e pacifico che avevo mai incontrato… un giorno, pensate, camminavo con lui e a un certo punto cambiò passo solo per non calpestare un insetto che gli attraversava la strada, e in vita sua non aveva mai fatto male ad anima viva, e anche con gli amici era generoso e non chiedeva mai niente in cambio, e anzi faceva buone azioni di nascosto, come quella volta che aveva messo i suoi risparmi in una busta sotto la porta di casa di una compagna di classe il cui padre aveva perso il lavoro, e io lo avevo scoperto per caso perché aveva usato un tipo di busta che gli avevo regalato io, e quel ragazzo era singolare, era uno che pensava con la sua testa, e anche quella sera non chiese niente a nessuno, e fu coraggioso, e uscì di casa con la carabina a piombini di suo fratello maggiore e la scure dello zio che lavorava in campagna, e li fece fuori tutti, in un raggio di dieci chilometri, e forse avrebbe ripulito l’intera provincia se non l’avessero colto sul fatto, e i babbi natale di plastica li fece esplodere come rane gonfie d’aria, e quei babbi natale sagomati che si arrampicavano sulle finestre li squartò come le prostitute di Jack lo squartatore, e infatti quei babbi natale erano prostitute e con il Natale non c’entravano niente, così come tutte quelle luci che addobbavano le vie della città un mese e mezzo prima, e anche in questa azione risolutiva lui aveva dato prova della sua immensa bontà, e se noi fossimo una società per bene gli daremmo una medaglia come a un eroe che salva la patria uccidendo i nemici, ma siccome siamo quello che siamo, lui adesso giace in una cella oscura… e i commercianti urlarono che volevano essere ripagati del danno, e la televisione, che vive sugli spot della pubblicità, affermò che era un criminale, e i giornali scrissero che un ragazzo dall’infanzia infelice aveva ucciso il Natale, e siccome ogni azione trova sempre dei proseliti, io l’altro giorno al bar dissi che quel ragazzo rappresentava il risveglio delle coscienze… e questo è il motivo fondamentale per il quale la mia scrittura è tanto incerta, trovandomi io disteso, con un occhio nero e un braccio ingessato, in un letto di ospedale.
Racconto di Riccardo Ventolin, illustrazione di Renato Pegoraro
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