La disfatta dei “Quatar Cantun” e la storia degli inutili totem
Quelle colonnine che giacciono spente da anni ormai sono protagoniste di una vicenda complessa e anche abbastanza costosa. Ora toglierle non sarà semplice, né privo di costi

Questa è la (triste) storia dei totem interattivi. Quelle colonnine che, nell’intento di chi le ha acquistate e fatte collocare, avrebbero dovuto fornire informazioni ai cittadini e persino “dialogare” con essi. Non è andata proprio così, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Almeno per quanto riguarda il distretto dei Quatar Cantùn, (“quattro cantoni”, per chi non ha dimestichezza con il dialetto lombardo), che raccoglieva i comuni di Azzate, Buguggiate, Gazzada Schianno e Morazzone.
I totem, da tempo, giacciono ognuno nel proprio cantuccio, spenti e inutili come un condizionatore a dicembre. Informazioni non ne hanno mai date e lo schermo ha mostrato segni “di vita” sporadicamente e ad intermittenza, solo nei primi tempi.
Ormai ci si passa accanto senza quasi più notarli, ma forse è bene sapere che quei totem sono costati un po’ di soldi e che, come per i “totem” dei nativi americani, che hanno un significato simbolico al quale ci si sente legati per tutta la vita, anche i quattro comuni rischiano di restare per sempre “incatenati” alle loro colonnine.
UN PO’ DI STORIA
Facciamo un passo indietro, al 2010. I Comuni di Azzate, Buguggiate, Gazzada Schianno e Morazzone con Ascom Varese Confcommercio e Confesercenti provinciale di Varese siglano un accordo per dare vita a un progetto denominato Distretto Urbano del Commercio “Quatar Cantun”. Comune capofila: Buguggiate.
Lo scopo è quello di sostenere le attività commerciali che devono competere con la grande distribuzione, aiutare i piccoli commercianti e gli artigiani, promuovendo iniziative che stimolino il territorio, lo mantengano vivo, facciano circolare persone, quindi denaro, e idee.
I quattro sindaci che firmano l’accordo sono: Cristina Galimberti sindaco di Buguggiate, Giovanni Dell’Acqua sindaco di Azzate, Cristina Bertuletti sindaco di Gazzada Schianno, Matteo Bianchi sindaco di Morazzone.
Sfruttando un bando della Regione Lombardia i quattro comuni mettono in preventivo una serie di interventi piuttosto corposo che poi saranno realizzati: 46 opere di cui 19 ad interesse pubblico e 27 ad interesse privato per un totale di 1 milione e 364 mila euro. Si va dalle creazione di parcheggi a Buguggiate, alla riqualificazione dei piazzali di via Europa a Morazzone, all’acquisto dei “famosi” totem.
I NUMERI DEI TOTEM
Ecco cosa prevedeva il contratto di fornitura e posa di quattro impianti outdoor, i totem interattivi per esterno, uno per ogni comune.
Il costo, per i quattro totem, è stato di €. 68.000,00 ai quali vanno aggiunti il contratto di utilizzo e hosting della piattaforma di gestione dei contenuti utili per l’alimentazione dei totem e del sito del distretto, altri €. 12.000,00, per la durata di 18 mesi; l’attività redazionale per la gestione dei contenuti del sito e dei totem, sino a fine progetto, per altri €. 18.000,00 per la durata di 18 mesi dalla data di messa in rete del sito. La realizzazione del sito internet per €. 5.000,00, sito che oggi non è più attivo, e per finire la realizzazione della grafica e del logo del distretto “4 cantun” per altri €. 5.000,00.
Ma che cosa dovevano comunicare i totem? Quali dovevano essere i contenuti? Posizionati nei luoghi di maggior transito dei quattro centri del Distretto, avrebbero dovuto dare informazioni sul commercio locale, con notizie relative a strutture e luoghi di interesse, ospitalità, eventi, servizi e numeri utili. Il cittadino avrebbe dovuto poter consultare cartine multimediali, informazioni storiche, avere informazioni sull’ubicazione degli ospedali, delle aree di sosta, di alberghi e negozi grazie alla funzionalità di un’interfaccia touch screen.
I totem avrebbero dovuto fare anche molto di più: monitorare i flussi nelle aree commerciali grazie a dispositivi di rilevamento delle presenze ed essere dotati di lettori di smart card, per consentire di accedere ai servizi della sanità e della Pubblica Amministrazione attraverso la Carta regionale dei Servizi.
Cose “mirabolanti” ma qualcosa però è andato subito storto. I totem hanno mostrato dei limiti, prima strutturali, poi tecnici e di connessione. Le due aziende che li avevano collocati non sono riuscite a gestire la situazione, una poco dopo fallisce e i quattro comuni sono costretti a chiedere aiuto ad una terza azienda di Varese, la società Itmedianet, rappresentata da Massimiliano De Wolf. Si sigla un accordo per la gestione del software dei totem, di manutenzione dell’hardware e di caricamento e aggiornamento dei contenuti informativi: operazione che costerà 100 euro al mese per ogni totem. Firmano tutti tranne Morazzone, che si tira indietro e decide di disattivare il suo impianto.
Ma la gestione dei totem risulta subito troppo complessa: sugli schermi passa solo qualche locandina e qualche scarna informazione e poi… il nulla. Le amministrazioni gettano la spugna e a progetto concluso, siamo nel 2015, i totem si spengono definitivamente. Anche i “Quatar Cantun” svaniscono, con logo, sito annessi e connessi: Buguggiate, il comune capofila, nella relazione finale ammette che l’esperimento, nel complesso, è stato interessante ma è irripetibile a causa della mancanza di risorse a disposizione delle amministrazioni comunali.
Peccato: l’idea non era male anche se monitorare i risultati, aldilà dei singoli progetti realizzati, non è semplice e non pare che il commercio abbia ricevuto dai “Quatar Cantun” lo slancio auspicato. Quel che è certo è che ai comuni restano sul “groppone” quattro totem che non hanno mai avuto niente da dire.
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Berlusconi anni fa disse che i soldi ai comuni arrivano,il problema è che li spendono male…quando leggo questi articoli non posso fare altro che avallare questa teoria.
Nell’era in cui anche un bambino di 10 anni dispone di uno smartphone evoluto è paradossale pensare che un rottame tecnologico del genere possa essere lo stimolo alla rinascita commerciale. I totem sono figli di un concetto vecchio di fare pubblicità ma in questo caso sono l’emblema di come i soldi dei contribuenti sono usati malissimo , sperperati senza ritegno e senso logico. E poi gli stessi comuni, usando la onnipresente lagna dei finanziamenti assenti, tagliano servizi essenziali senza battere ciglio o mostrare alcun ripensamento. I soldi ai comuni quindi ci sono, forse ci vorrebbe gente capace di spenderli senza favorire interessi personali o favoritismi vari.
Un plauso anche alla scelta della azienda fornitrice, fallita poco dopo la installazione. Per la serie non facciamo una minima indagine sulla situazione finanziaria.