“Mia moglie medico in Svizzera ha scelto di tornare a Varese per combattere il virus”

Nel momento più acuto dell’emergenza la donna ha deciso di rispondere al grido d’aiuto della sua città e dalla clinica privata in Canton Ticino ha deciso di tornare in prima linea al pronto soccorso dell’ospedale di Circolo

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La lotta all’emergenza da Covid-19 è fatta quotidianamente anche delle grandi scelte e dei sacrifici personali di chi si trova in prima linea.

In queste settimane abbiamo raccontato molte delle storie che riguardano medici e infermieri impegnati nei nostri ospedali. Oggi diamo spazio alla scelta personale di un medico, una donna di 50 anni, che nel momento più acuto dell’emergenza ha deciso di rispondere al grido d’aiuto della sua città e dalla clinica privata presso la quale lavorava in Canton Ticino ha deciso di tornare in prima linea al pronto soccorso dell’ospedale di Varese. Come si può immaginare con un rilevante cambiamento economico.

A raccontarci la sua scelta è stato il marito, fiero di aver condiviso con lei i valori che stanno alla base di questa scelta. La dottoressa è entrata in servizio la scorsa settimana al reparto di pronto soccorso dell’ospedale del Circolo di Varese.


Sp.le Redazione di VareseNews,
sono Pietro, cittadino italiano residente nella città di Varese. Vi scrivo perché credo farà piacere essere a conoscenza di quella che ritengo essere una meravigliosa notizia in questo momento tragico che il nostro amato Paese e tutto il mondo sta vivendo e si appresterà a vivere dopo l’emergenza sanitaria. La mia compagna, medico internista di anni 50, con oltre quattro lustri di servizio in pronto soccorso, oltre che a qualche missione umanitaria all’estero tra Africa e India in età giovanile, è tornata a prendere servizio al reparto di pronto soccorso dell’ospedale del Circolo di Varese. Quello che credo possa farVi estremo piacere è che lei ha lavorato sino al 31 marzo scorso al pronto soccorso di una clinica privata in Ticino, in Svizzera. Ritengo sia un grande esempio per le generazioni dei più giovani, oltre che un messaggio di fiducia per i nostri cittadini verso le strutture sanitarie dell’Italia tutta nel fronteggiare la pandemia. L’amore per il proprio Paese l’ha convinta a rinunciare agli enormi benefici economici e la stabilità professionale che le garantiva la sanità svizzera, accettando di ridursi lo stipendio di oltre la metà e a firmare un contratto di emergenza della durata di un solo anno, per poter mettere a disposizione le sue competenze a disposizione della collettività Nazionale, rischiando la propria vita.
Il Capitalismo con il conseguente consumismo e la competitività che la globalizzazione ha accentuato, hanno portato ad alimentare gli egoismi individuali e delle organizzazioni, allontanandoci dai valori di amor di patria e solidarietà. Spero che quest’esperienza possa insegnarci a recuperare questi valori e portarci ad appagare le nostre ambizioni nell’orgoglio Nazionale.

In fede
Pietro

Redazione VareseNews
redazione@varesenews.it

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Pubblicato il 21 Aprile 2020
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Commenti

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  1. ArchiRaf
    Scritto da ArchiRaf

    Grazie…semplicemente grazie!
    Fa bene leggere notizie così

  2. Avatar
    Scritto da lenny54

    Un immenso grazie alla coraggiosa scelta della dottoressa e, anche se non in tema, per me uno schiaffo morale alla vicina Svizzera che, per risparmiare sugli stipendi delle guardie di confine ha chiuso innumerevoli valichi di frontiera obbligando gli indispensabili frontalieri a code chilometriche per andare al lavoro.!!

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