Il ragazzino del rock che voleva andare da solo

E invece riformò i gloriosi Traffic

50 anni fa la musica

Nel 1970 Steve Winwood aveva appena 22 anni ed era già stato un protagonista della storia del rock: prima con lo Spencer Davis Group, poi coi Traffic ed infine coi Blind Faith che si erano subito sciolti. La permanenza (poco più di un’ospitata) negli Air Force di Ginger Baker durò lo spazio di qualche concerto: era tempo di fare un album solista, pensando magari di suonare tutto, come del resto sapeva fare. Entrò in studio, scelse per l’album il titolo Mad Shadows, e incise da solo Stranger To Himself. Poi però decise che la batteria di Jim Capaldi gli sarebbe tornata utile… e magari anche i fiati di Chris Wood… ed ecco, senza Dave Mason, riformati i Traffic per la seconda parte della loro carriera. Era passato poco più di un anno dal loro scioglimento, ma la musica stava cambiando velocemente, e se i primi Traffic – fatta eccezione per Dear Mr. Fantasy – componevano brani brevi, magari anche per singoli da classifica, qui prendono proprio l’abitudine di estenderli: è un disco con solo sei brani, di cui ben quattro vanno oltre i sei minuti di durata! Il tutto però senza poter essere catalogati nell’altrettanto “esteso” genere prog che abbiamo visto si stava affermando nella loro Inghilterra: qui ci sono influenze blues, jazz e addirittura folk nella splendida title track. Incideranno altri ottimi dischi, ma il punto più alto della loro seconda vita per me resta questo.

Curiosità: ricordo che ai tempi, con poca informazione a disposizione, credevamo che John Barleycorn fosse l’inventore del whisky e la canzone parlasse della sua uccisione a mo’ di western. In realtà è una canzone popolare simbolica dove Sir John è la personificazione dell’orzo, e i “tre uomini venuti dall’Ovest” che avevano giurato di ucciderlo, fanno morire la pianta e ne maltrattano il cadavere per ottenerne appunto l’ottimo distillato.

Se volete sentire l’album andate qui:

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Pubblicato il 11 Giugno 2020
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